Sei Toscana, i privati all'assalto. Cgil e Cisl: Stanno arrivando al 52%

Allarme dei sindacati sull'assetto societario del consorzio: "Chiediamo un incontro con i Comuni, il consorzio e la Regione"

Mugnai

Mugnai

Arezzo, 22 novembre 2014 - Sei Toscana? Necessaria un po' di chiarezza. La chiedono i sindacati, la Cgil e la Cisl preoccupati soprattutto dalla paventata cessione delle quote di Coseca, la corrispettiva grossetana di Aisa, a Cooplat, che rappresenta la parte privata. Attualmente, infatti, le quote del consorzio sono in mano alla parte pubblica per il 58% e a quella privata per il 42. Un’operazione del genere sposterebbe, qualora andasse effettivamente in porto, il 10% delle quote e a quel punto il privato sarebbe maggioranza: «Anche tralasciando la valutazione se sia migliore il pubblico o il privato, ci domandiamo se sia questo l’indirizzo che la politica, anche quella aretina, voglia perseguire. Siamo di fronte a una situazione che pare sfuggita di mano, sembra che le amministrazioni siano completamente disinteressate alla vicenda. Eppure sono in ballo questioni molto importanti, come le tariffe per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, che poi andranno a pagare i cittadini», spiega Alessandro Mugnai segretario provinciale della Cgil.

Per questo i sindacati chiedono al Comune di Arezzo, il socio più importante tra quelli della provincia, che si faccia promotore di una riunione con i sindaci e parti sociali alla presenza di Ato Sud e Sei Toscana e, possibilmente, con la partecipazione della Regione, con l’obiettivo di fare chiarezza. Uno dei punti su cui si chiedono spiegazioni è di quanto realmente necessiti Sei Toscana per operare. Nel dicembre 2013, di fronte a un notaio, era stata fissata la base di ricavi sui cui avrebbe dovuto contare il costituendo consorzio dei rifiuti, si era stabilito un importo di 105 milioni. In corso d’opera però i Comuni si sono accorti che per rispettare quell’accordo le tariffe sarebbero schizzate alle stelle, pertanto è stata fissata una nuova base a 96 milioni. Soldi che per Sei Toscana sono pochi: «C’è grande confusione perché quanto reclamato da Sei è molto distante da quanto i comuni sembrano disposti a sostenere. Il nostro serio timore è che la “livella” avvenga con aumenti tariffari che noi reputiamo non giustificabili, soprattutto a fronte di una parità del servizio.

Inoltre, si parla di “patti parasociali, cioè accordi esistenti tra i soci dove preventivamente si stabilisce chi e come fa cosa: se esistono si possono conoscere i contenuti e il loro effetto? Insomma, concludono i sindacati, poiché stiamo parlando di un’azienda pubblica di grandi dimensioni, la prima in Toscana e tra le più grandi d’Italia, è lecito pretendere maggiore chiarezza e trasparenza anche perché, concludono i sindacati, “spesso i costi si razionalizzano sulla pelle dei lavoratori e non vorremmo che il passaggio dal pubblico al privato dia l’avvio, oltre agli aumenti tariffari, anche a sensibili riduzioni del personale».