Scandalo buche E45, parlano i Pm: a Forlì inchiesta chiusa con indagati, qui quasi

Il perito delle procure inequivocabile: "i sottofondi stradali hanno caratteristiche e prestazioni dei materiali non idonee"

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Arezzo, 10 febbraio 2016 - Fa scandalo da anni a chiunque la percorra, per lavoro o per vacanza. Ma ora quello scandalo potrebbe diventare un dato giudiziario. Nel caso della E45 e delle sue infinite buche i Pm sono quasi a fine corsa. Il procuratore capo di Forlì Sergio Sottani ha appena recapitato cinque avvisi di chiusura indagine, il suo collega di Arezzo Roberto Rossi si appresta anche lui a mettere le parola fine sulle indagini.

Il magistrato aretino non parla ma l’indagine sulla superstrada è stata condotta a quattro mani ed è facile arguirne che pure lui sia in dirittura d’arrivo. Nel capoluogo romagnolo sono rimasti presi nella tagliola un ex direttore centrale dell’Anas, un vicedirettore e tre dirigenti del compartimento regionale di Bologna. E’ difficile che proprio a loro tocchi di essere indagati anche ad Arezzo: non certo i dirigenti regionali ma anche quelli nazionali cambiano a seconda del tratto di competenza.

Il reato, però, sarà lo stesso per tutti, attentato alla sicurezza stradale. E nel mirino ci sono anche le ditte che hanno lavorato negli anni ai cantieri della superstrada. Uno dei sospetti è che si adoperassero materiali scadenti: solo per risparmiare o anche per lucrare sugli appalti sempre più ravvicinati? E' una delle tante domande sull'asfalto.

Lo dice anche il consulente cui le due procure si erano affidate per una maxi-perizia, Antonio Turco: il rischio di chi viaggia sulla superstrada, cui Arezzo è interessato per il tratto da Sansepolcro allo spartiacque appenninico è dovuto a tre fattori: «Le sollecitazioni degli automezzi...le non idonee caratteristiche e prestazioni dei materiali costituenti i sottofondi stradali...la scarsa efficacia di smaltimento delle acque meteoriche». Insomma, la E45 è fatta male. I giudizi di Turco si riferiscono alla superstrada in provincia di Forlì: ma come pensare che di qua le cose fossero diverse?