San Zeno, test sull'area: i rischi alla salute sono limitati ma un abitante su tre vorrebbe andarsene

Lo studio è stato presentato: per gli esperti comunque i risultati non sono allarmanti. Discostamenti sulle malattie cardiovascolari e respiratorie

Franco Dringoli

Franco Dringoli

Arezzo, 27 febbraio 2015 - Sono stati presentati ufficialmente oggi i risultati della ricerca Life HIA21,  che integra la procedura di valutazione degli impatti sulla salute che ha interessato l’area di san Zeno. Lo studio ha riguardato malattie con tempo di latenza breve, inferiore al periodo di funzionamento dell’inceneritore,come quelle cardiovascolari o respiratorie e, tra le neoplasie, le leucemie e i linfomi. L’analisi di mortalità ha mostrato lievi eccessi per entrambi i sessi per cause cardiovascolari ischemiche e, nelle sole donne, per malattie respiratorie. L’analisi dei ricoveri in ospedale ha mostrato eccessi per entrambi i sessi per malattie cardiovascolari e urinarie ed un lieve eccesso di rischio di nascita pretermine. Trattandosi di malattie riconducibili a più cause ed essendo presenti diverse fonti di inquinamento, è possibile che nelle aree di sovrapposizione delle ricadute degli inquinanti ci sia stato un effetto combinato dell’inceneritore e di altri impianti.

Per quanto riguarda l' impatto ambientale: campioni di aria, suolo e particolato atmosferico nell’area di S. Zeno non hanno mostrato anomalie di rilievo. Diossine, furani e policlorobifenili (PCB) e metalli sono risultati sensibilmente inferiori ai limiti di legge ed in alcuni casi in decremento rispetto a precedenti rilevi ARPAT.

Impatto socio-economico e di percezione dei rischi: sono stati distribuiti due questionari ai cittadini. Le risposte dei residenti entro 4 km dall’impianto, confrontate con quelle dei residenti entro 10 km, hanno evidenziato una maggiore percezione del rischio ambientale e riferiscono che l’informazione fornita dall’amministrazione comunale è insufficiente. Questi stessi soggetti mostrano una tendenza a valutare grave la situazione generale nell’area, poiché più di un terzo di essi ha dichiarato che cambierebbe residenza per andare in una zona più salubre.

Il progetto si è sviluppato tra il 2011 ed il 2014. “Un indagine complessa e articolata – sottolinea l’assessore Franco Dringoli – sostenuta da un progetto europeo che ci ha restituito risultati sulla storia ambientale e sanitaria di un’area di circa 5 chilometri che ha interessato 371.700 persone. Un quadro che offre agli enti decisori del territorio e alle realtà produttive presenti nell’area, indicazioni utili per le azioni future. La zona non ha dati allarmanti ma una pressione che ci consiglia di proseguire i monitoraggi e la salvaguardia ambientale. Il Comune in questi anni ha già fatto significativi interventi stradali, per l’acqua e per l’illuminazione che siamo impegnati a proseguire”.

Il dirigente della Ricerca Fabrizio Bianchi ricorda che “l’area studiata non ha riguardato solo l’inceneritore ma anche altri impianti produttivi della zona, le strade e l’autostrada. Per le rilevazioni sull’aria abbiamo usato modelli e parametri diversi (analisi di sensibilità) che hanno dato i medesimi e  non allarmanti risultati. Per quanto riguarda gli effetti sulla salute, che sono quelli che suscitano maggiore interesse, sui residenti vecchi e nuovi, abbiamo preso in considerazione i parametri di mortalità e ricovero, l’incidenza di malattie cardiovascolari, tiroidee, respiratorie, degli apparati digerente e urinario. E abbiamo rilevato anche le nascite. Complessivamente emerge qualche segnale di sofferenza che dovrebbe portare a fare scelte che possano diminuire il carico inquinante. In generale, la necessità di abbassare i livelli di esposizione alle miriadi di sostanze e prodotti chimici con cui veniamo in contatto e dei quali non conosciamo gli effetti, è una precauzione utile per la salvaguardia ambientale e della salute”.

E’ partner del progetto il Dipartimento Prevenzione ASL 8 che, come specifica il Direttore Domenico Sallese “ha sviluppato in particolare il tema della partecipazione e comunicazione, in collaborazione con il Centro Francesco Redi. Oltre al valore scientifico della ricerca sull’impatto ambientale, sanitario e socio economico, elemento innovativo è rappresentato dalla partecipazione ai focus group e ai forum con i cittadini che merita di essere ancora approfondito.

“A livello internazionale – specifica Roberto Romizi, Presidente Associazione Italiana Medici per l'Ambiente - ISDE Italia – si rilevano 7 milioni di morti premature dovute all’inquinamento. Occorre maggior precauzione non solo sulla gestione dei rifiuti ma anche per valorizzare scelte e buone prassi sugli stili di vita. Nella nostra realtà c’è attenzione e sensibilità a questi aspetti”.

Il medico igienista e Direttore U.O. Igiene Sanità Pubblica ASL 8  Maria Teresa Maurello: “nonostante la ricerca abbia evidenziato valori al di sotto dei limiti ambientali, che sono stati anche ridotti nel corso degli anni, questo non basta per garantire gli aspetti legati alla salute. E’ un discorso ancora aperto per il quale si prevedono ulteriori approfondimenti”.