Giovedì 25 Aprile 2024

Ralli: «I testi di Benni con me diventano fumetti»

Oggi alle 17,30 alla Casa Museo di Ivan Bruschi sarà presentato il libro di Benni e Ralli

Arezzo, 31 gennaio 2014 - "Pantera" e «Aixi», sono le due misteriose donne raccontante nel nuovo libro di Stefano Benni e Luca Ralli che sarà presentato oggi alle 17,30 alla Casa Museo di Ivan Bruschi. Questo nuovo lavoro della coppia Benni–Ralli ha una genesi particolare, come spiega il disegnatore e fumettista aretino: «Dico sempre che lavorare con Stefano è una passeggiata, quando leggo ciò che scrive, riesco a vederlo. Con Pantera è stato diverso. È nata come una pièce teatrale per la quale dovevo fare la scenografia. Poi lo abbiamo lasciato in un cassetto e abbiamo fatto altre cose, Pantera è stata dimenticata. È stata mia moglie a ricordarmela, così ho iniziato a lavorarci per fare un fumetto, a Stefano andava bene. Poi lo ha ripreso in mano anche lui e lo ha presentato alla Feltrinelli, loro hanno avuto l’idea di farci un libro illustrato. Però a quel punto io continuavo a vedere il fumetto, perciò è stato difficile vederla in un altro modo. Inoltre, la storia è ambientata nella Bologna che Stefano conosceva da piccolo, ha un sapore un po’ retrò. Perciò ho smesso di usare il computer e ho usato il pennino e la china. Da allora ho riscoperto il piacere di fare l’artigiano, appena posso disegno a mano».

La collaborazione tra Luca e Stefano è ormai consolidata: «La nostra più che una collaborazione è un’amicizia. Siamo appena tornati da una trasferta parigina, Stefano ha consegnato il suo nuovo libro che uscirà a maggio e già mi ha chiesto cosa possiamo fare da qui ad allora, visto che si annoia». E a proposito di Parigi, Ralli ha lavorato con alcune delle più note riviste satiriche italiane, impossibile non chiedere qualcosa sulla terribile fine dei vignettisti di Charlie Hebdo: «Non ne parlo volentieri. Quel giorno mi si è chiuso lo stomaco, penso di essere stato uno dei pochi fumettisti a non scrivere niente. Mi sembra un destino molto ironico, loro volevano essere i piccioni che lanciavano escrementi sui monumenti, sono diventati loro stessi monumenti. Sui quali un giorno, chissà, altri piccioni faranno calare i loro escrementi».