"Renzi? Capitolo chiuso": scissione Pd tra l'addio di Barbini e il travaglio di Vignini

L'ex leader della sinistra aretina rompe gli indugi, niente tessera e riflessione sul futuro. "Non andrò in un partito di reduci, aspetto di capire"

barbini

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Arezzo, 3 marzo 2017 - E' il primo strappo strappo eccellente dal partito madre, se ne va dal Pd Tito Barbini, esponente di primissimo piano nella storia della sinistra aretina e toscana. Da anni Barbini era fuori dalla scena politica, altre strade aveva intrapreso, le strade di viaggiatore del mondo e di scrittore. Ma puntualmente, stagione dopo stagione, aveva rinnovato la tessera dopo il contributo alla fondazione del partito che metteva insieme Ds e Margherita.

Adesso dice basta, in coincidenza con la scissione dem e con la nascita della nuova formazione di sinistra. Verso la quale, peraltro, mette paletti precisi per una possibile adesione. «Non faccio oggi nessuna scelta nostalgica scive - sono passati tanti anni dal mio abbandono» e chi gli chiede perché non ha lottato dentro il Pd per cambiare le cose, risponde che «ho davvero fatto un grande sforzo, quello che potevo fare alla soglia dei settant’anni».

Con l’ultimo suo libro «Quell’idea che ci era sembrata cosi bella» ha girato l’italia e ha «fatto appello al cambiamento e al bisogno di recuperare al Pd tanta gente che ci aveva lasciato.Niente, Renzi e la sua maggioranza sono andati avanti senza esitazione in una strada, che a parer mio ha, non solo abbandonato i valori fondanti del Pd, ma con un’idea di partito e di comunità che non mi appartiene». E «quello che sta accadendo in questi giorni a Napoli e in Puglia nel tesseramento mi sta dando purtroppo ragione».

Poi le condizioni: «Le alternative devono essere molto chiare, non voglio tornare a un partito nostalgico composto da reduci che ancora guardano al sole dell’avvenire. Ora sono interessato a una sinistra plurale che guardi ad un nuovo centrosinistra aperto e inclusivo che metta al suo centro i diritti delle persone e la lotta alle disuguaglianze».

L’addio di Barbini è al momento un atto isolato nel Pd aretino dove solo l’ex sindaco di Cavriglia Ivano Ferri ha strappato all’indomani della scissione, seguendo in particolare Roberto Speranza di cui da tempo condivideva le posizioni. Un altro nome di rilievo vicino all’uscita dal Pd potrebbe essere quello di Andrea Vignini, già sindaco di Cortona che su Facebook commenta così la posizione di Tito Barbini: «Queste parole, che mi appaiono insieme sagge ed amare, mi colgono a metà del guado di un difficile travaglio sulle ragioni della mia appartenenza politica - scrive - qualunque sarà l’esito della mia riflessione, di certo non potrò fare a meno di tenerle adeguatamente in considerazione».

Il dado di Vignini non è stato dunque ancora lanciato anche se le mani prudono. Al contrario la schiera nutrita degli esponenti ex bersaniani è rimasta fedele al partito, probabilmente pronta ad appoggiare Andrea Orlando nella corsa alla segreteria contro Matteo Renzi e Michele Emiliano. Ma la principale figura non renziana, l’assessore regionale Vincenzo Ceccarelli, non ha ancora preso una posizione precisa in merito alle primarie, pur chiarendo senza tentennamenti di non voler seguire il governatore Enrico Rossi nella sua nuova avventura