"Non ci voglio credere": Pd lanciato alla scissione, lo sgomento del segretario Dindalini

Domenica di passione, un gruppo all'assemblea a Roma, gli altri alla Tv. Ma non si annunciano uscite di rilievo verso il nuovo soggetto politico

Massimiliano Dindalini

Massimiliano Dindalini

Arezzo, 20 febbraio 2017 - E’ rimasto tutto il giorno davanti alla tv per seguire l’assemblea nazionale del suo partito, ma ancora a sera non sa esattamente cosa pensare. Massimiliano Dindalini, segretario provinciale che tifa apertamente contro la scissione, spera ancora di evitare la clamorosa rottura ma si rende conto che ormai la divisione è nei fatti alla luce della dichiarazione congiunta di Rossi, Emiliano e Speranza. Lui, che renziano non è mai stato, commenta laconico: «Non ci voglio credere».

Insomma, l’amarezza è tanta nell’establishment locale del Pd, comunque non intenzionato a emigrare verso altri lidi. Anche il super-big Vincenzo Ceccarelli, pur legato a Enrico Rossi al punto di partecipare all’adunata al teatro Vittoria, non ne voleva sapere di rompere il partito. E non pare intenzionato a uscire. Con Dindalini c’è stato uno scambio di sms per tutta la domenica, commentando i discorsi dei vari esponenti che si sono alternati sul palco dell’assemblea nazionale.

Perarltro, all’indomani dell’assemblea e alla vigilia della direzione nazionale, il Pd aretino nel suo complesso non pare destinato a grossi sconvolgimenti. La situazione resta infatti quella descritta nei giorni scorsi, nessuno dei presenti all’assemblea (Matteo Bracciali, Lara Chiarini, Enzo Franchi, Stefania Magi, Martina Seravelli) ha manifestato volontà di scissione. Né tantomeno usciranno dal partito gli invitati a seguire i lavori, ovvero i parlamentari Marco Donati e Donella Mattesini, la vicepresidente del consiglio regionale Lucia De Robertis, il segretario comunale Alessandro Caneschi.

Il quadro dunque resta fluido. Potrebbe seguire la minoranza nell’eventuale scissione Gilberto Dindalini, presidente di Arezzo Casa. C’è pure qualche dubbioso, come Andrea Vignini insieme a esponenti che in passato hanno ricoperto ruoli di rilievo a livello amministrativo.

La nuova forza di sinistra nata dall’eventuale scissione potrebbe poi essere innervata da figure esterne al Pd ma che in città hanno rappresentato importanti punti di riferimento: il pensiero va ad esempio alla sinistra di Francesco Romizi o a quella di matrice civatiana, ma è naturalmente troppo presto per avventurarsi in ipotesi. Quello che pare comunque certo è che il grosso dei dirigenti Pd rimarranno comunque sotto le attuali bandiere, non necessariamente in posizioni renziane.

di Sergio Rossi