Stavolta il masso sul percorso dell’opera pubblica più incompleta della storia d’Italia (quarant’anni di lavoro e ancora non siamo neppure a metà percorso) lo piazza il sindaco Fanfani. A lui l’ipotesi del nuovo tracciato aretino, quello che dovrebbe consentire di risparmiare e dunque di far far ripartire i cantieri, non piace proprio. Prima di tutto perchè nessuno lo ha informato e poi anche per questioni di merito, siano il rischio di scempio paesaggistico sulla collina di Agazzi o l’interferenza con altre infrastrutture previste sul territorio.

Ecco allora il brusco stop, forse imprevisto in questa forma così plateale ma che in qualche modo era nell’aria da un mesetto (basta andare a rileggersi l’intervista che il Nipotissimo concesse alla «Nazione» ai primi di giugno.

Ha ragione il sindaco o si è fatto trascinare da uno scatto d’umore? Bisogna distinguere. Dal punto di vista delle forme, è difficile dare torto al Nipotissimo, che si ritrova a essere un re travicello. Nel senso che stavolta dei progetti dell’Anas ha letto sui giornali grazie alle infrastrutture trapelate da altre fonti. E’ verissimo, come tiene a precisare il presidente della Provincia Roberto Vasai, che ancora non c’è niente di ufficiale e nepopure di ufficioso, solo alcune indiscezioni ai margini del tavolo tecnico romano. Eppure, così come i susssurri sono arrivati sui tavoli dei giornali, per primo «La Nazione», che fa solo il suo mestiere di informare l’opinione pubblica, sarebbe stato opportuno un contatto, magari una semplice telefonata, anche col primo cittadino di Arezzo, come si dice un po’ pomposamente. Quando si va a lavorare in casa altrui, è cortesia chiedere il permesso. E se a questo punto Fanfani si tira indietro, sono davvero guai seri, perchè è compito del Comune ritoccare gli strumenti urbanistici. E lì comanda il sindaco-avvocato, che con un no può mandare all’aria tutto.

Dal punto di vista sostanziale, invece, crediamo che sarebbe un errore non andare a vedere il gioco dell’Anas, questa ipotesi con la quale si risparmierebbero con un delicato lavoro di taglia e cuci nelle opere alcune centinaia di milioni di euro. Che di questi tempi, con la finanza pubblica ridotta come è ridotta, cioè a congelare tutti gli investimenti, potrebbe rivelarsi un toccasana e anche l’unico modo per far ripartire la macchina imballata della Due Mari. Non per niente, in favore dell’ipotesi Anas dello stop al Nodo di Olmo si sono schierati personaggi responsabili come il neopresidente degli industriali Andrea Fabianelli e il leader della Camera di Commercio Giovanni Tricca. Lo scenario di fondo, insomma, pare interessante. Sui dettagli tecnici, poi si può discutere. Fanfani ritiene che lambire la collina di Agazzi possa trasformarsi in uno scempio? Parliamone pure dinanzi a qualsiasi tavolo, compreso quello degli amministratori locali che il sindaco invoca. Non sarà la fine del mondo se ci fosse da spostare di poco un tracciato. Infatti Fanfani chiosa la sua rabbiosa invettiva dicendosi pronto a intavolare una trattativa. Facciamola pure ma in tempi brevi. Già mezzo secolo è troppo, non vorremo mica stare qui ad aspettare che si arrivi a un secolo?