L’ ondata di cronaca nera di questo fine di settimana l’ha un po’ oscurata, ma è stata anche la settimana della politica. Lo è oggi perchè si vota ancora, sui referendum, lo è stata nei giorni scorsi per il debutto in consiglio comunale della nuova giunta Fanfani e le fibrillazioni in maggioranza che l’hanno accompagnata.
Si dice sempre, ma il ritorno alle urne non è solo rituale, da queste parti soprattutto, dove fanno discutere i due quesiti sull’acqua che rimettono in discussione un antico e discusso primato aretino, quello cioè di aver messo in piedi la prima società del ciclo idrico privatizzata d’Italia. Nel 1999, quando in applicazione della Legge Galli, nacque «Nuove Acque». Qualunque sia domani il responso del voto, ci saranno conseguenze locali.

O perchè resta tutto com’è (se non si fa il quorum) o perchè, se vince il sì, si cambia scenario. Nell’immediato non dovrebbero esserci novità rivoluzionarie, ma nel lungo periodo gli sviluppi sono ancora difficili da prevedere.
Quanto a Fanfani, che aveva dato un colpo di timone imponendosi su Sel, si trova adesso ad affrontare il fronte degli scontenti di maggioranza, che accusa il Pd di arroganza. Può essere, ma chi accusa dovrebbe avere allora il coraggio di uscire dalla giunta: non è bello tenersi stretta la poltrona e contemporaneamente fare una similopposione. I partiti di lotta e di governo, stile Pci, sono tramontati da un pezzo.


C’è poi il problema nel problema, ovvero la fronda dentro Sel per il caso Tulli, che il sindaco non ha voluto assessore. Il partito di Vendola ha dinanzi a sè due strade: quella della forza di governo in stile Pisapia o quella del gruppo che mira a raccogliere la protesta. Attenzione, però, perchè in questo secondo scenario ci sono i grillini in agguato. E loro gridano più forte. Nelle urne delle Comunali si è già visto.