Politica in lutto: è morto Agostino Coradeschi, prima protagonista e poi storico della Democrazia Cristiana

Era presidente del Centro Studi Fanfani, penna del movimento cattolico. Consigliere negli anni '90, leader degli allora giovani, amico di Dario Franceschini

Agostino Coradeschi

Agostino Coradeschi

Arezzo, 25 febbraio 2015 - "Come va la componente dei giovani?". Alla domanda, che lo riportava di vent'anni indietro, rispondeva con un sorriso, con l'ironia di chi stava alla battuta e insieme il pizzico di orgoglio per una stagione politica che aveva vissuto a tempo pieno. E in fondo non gli dispiaceva ben oltre i 50 anni essere riportato a quella stagione che lo aveva lanciato perfino sulla scena nazionale.  Agostino Coradeschi, quel vicepresidente nazionale dei giovani Dc, è morto a 56 anni, ieri sera. Tradito da una malattia che non perdona e che gli aveva reso ancora più affilato quel volto dai grandi occhi con il quale aveva attraversato l'ultima fase della Democrazia Cristiana. E ora gli amici, di allora e di oggi, lo piangono. E lo ricordano.

Agostino Coradeschi in consiglio comunale Come Stefano Tenti, oggi alla guida di un polo sanitario privato in prepotente crescita. "Ero presidente del movimento giovanile e speravo di poter essere riconfermato: lui si candidò contro di me. Vinse di un solo voto, uno: 83 a 82. Ma al momento della proclamazione per prima cosa chiese un applausoi a me". Consigliere comunale negli anni del sindaco Vannucci, tra il '90 e il '95. Neglik anni del passaggio dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare. La sua unica esperienza elettiva. Chiusa la quale era ritornato alla sua grande passione: la storia. La storia del movimento cattolico, quella di personaggi chiave della storia aretina: e naturalmente la storia della Dc, alla quale aveva dedicato il suo libro più importante, "La Dc delle origini". E la storia gli avrebbe dato forse la soddisfazione più grande: la presidenza del Centro Studi Amintore Fanfani. L'unica carica che aveva mantenuto fino alla morte, l'altra sera. Seguendo convegni, eventi, pubblicazioni negli anni determinanti nella ricostruzione del grande statista.

Una pagina che Coradeschi aveva fatto per il nostro giornale In questra veste aveva scritto anche diversi articoli per noi: quando glieli chiedevi si prendeva un po' di tempo, non era tipo da improvvisare in una sera, voleva andare a fondo. Un po' come quando lo chiamavi, nelle nottate infinite della Democrazia Cristiana, quando la vita politica cittadina ruotava intorno a quel numero civico di via Cavour: era tra i pochi a risponderti, anche nelle notti più tese, per darti il punto su cosa stesse succedendo. Brillante ma senza eccessi, acuto ma senza sfoggio: senza annunciare di non voler essere uomo di tutte le stagioni ma nei fatti muovendosi come chi non si sarebbe mai prestato a incrociarsi con un clima politico diverso da quello nel quale era cresciuto. La legislatura Vannucci segnerà il passaggio tra Prima e Seconda Repubblica, almeno sulla scena aretina, dopo la quale Agostino si defilò progressivamente dalla vita politica per seguire le sue vocazioni: il lavoro a Banca Etruria e la scrittura.

Era rimasto grande amico di Dario Franceschini, erano praticamente coetanei, essendo anche il ministro nato nell'ottobre del 1958. Quando passava da Arezzo per prima cosa chiedeva di lui. E il dolore di questa notizia, è facile prevederlo, passerà anche le mura del ministero di Franceschini, anche se Agostino mai le avrebbe scambiate per quelle di via Cavour dove aveva coltivato la sua breve stagione politica.