Giostra, troppi 5? E Gori lancia la provocazione «Carriere più brevi»

Il rettore: tempo massimo ridotto, più duro far centro e maggiori rischi di perdere la lancia

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Arezzo, 2 settembre 2015 - Sono troppo bravi loro o sono troppo facili le condizioni nelle quali corrono, perlomeno in prova? Chissà, fatto sta che si ricomincia a giostrare in piazza Grande e subito i cinque arrivano a raffica, come se grandinasse. Il centro, il «pomodoro» come si chiama in gergo, lo colgono i Re della Piazza, quelli che sono abituati a stupire la folla anche nella gara vera con le loro prodezze, e pure le riserve, persino qualche ragazzino che ancora deve farsi le ossa. Poi, certo, domenica sarà un’altra cosa. Perchè un conto è colpire il cinque a nervi distesi, un altro è ripetersi in Giostra, con la tensione della competizione, le opposte torcide che ululano, lanciano manciate di terra, sparano fumogeni e girandole, i cavalli nervosi. Non a caso, ci sono fior di campioni che il centro in piazza non l’hanno mai colpito e se ne dolgono amaramente, come di una mancanza, anche se hanno portato a casa fior di lance d’oro.

E tuttavia c’è chi il problema comincia a porselo: non sarà il caso di rendere il cinque un punteggio un pochino più difficile?  Ora è proprio Ezio Gori, il rettore di Santo Spirito che Martino lo ha voluto come l’artefice della rinascita del quatiere, a lanciare la provocazione: perchè, appunto, non creiamo le condizioni per alzare ancora l’asticella oltre la quale sta il cinque?

L’idea del Rettore più vincente degli ultimi anni è semplice semplice: ridurre il tempo massimo di percorrenza della lizza, quello oltre il quale si viene squalificati per carriera lenta. In Giostra non è mai successo, ma in Provaccia sì, anche nell’ultima edizione di giugno. Attualmente, il lasso oltre il quale non si può andare è di 4 secondi e 75 centesimi. Bene, dice Gori, e se lo riducessimo anche solo di un decimo? E’ vero che la differenza è quasi impercettibile, ma cavalli e cavalieri sarebbero costretti ad accelerare la velocità di carriera, il che in automatico renderebbe più difficile mirare il centro e anche più duro l’impatto con il buratto, aumentando il rischio di perdere la lancia. Ogni giostratore, dunque,dovrebbe cambiare i suoi parametri di gara, rimescolando un po’ le carte e accrescendo la suspense.

Il Rettore di Santo Spirito spiega di averne parlato anche con i colleghi, senza trovarsi di fronte a un muro: certo, è un’ipotesi che va esplorata con prudenza, ma la provocazione ci sta. Anche per evitare che, vista la sempre maggiore abilità dei giostratori nel mirare, in futuro il centro possa diventare quello che il 4 era stato negli anni ’90, cioè un punteggio standard, che non fa più la differenza e che dunque rischia di trasformare la gara in una sfida interminabile. Alla fine persino noiosa.

Oltretutto, dicono altre fonti della Colombina, abbassare il tempo massimo avrebbe anche l’effetto di selezionare i cavalli: oggi sono quasi tutte selle italiane, cioè destrieri senza particolari caratteristiche agonistiche, stringendo sui tempi, servirebbero galoppatori più bravi, come gli anglo-arabi, quelli sì veri animali da gara. E se è più bravo il cavallo, deve essere più bravo anche il cavaliere. Per ora è solo un’idea. Diventerà mai qualcosa di più?