Il prof ottiene gli arresti domiciliari dal Gip. Ecco la sua verità. Ha filmato il figlio che fa il bagno con una ragazza

E' scattato così un terzo reato: produzione di materiale pedopornografico. Si aggiunge alla detenzione e allo stalking. Ma la difesa ridimensiona: immagini innocenti

Sempre più i reati legati alla pedopornografia viaggiano attraverso la rete

Sempre più i reati legati alla pedopornografia viaggiano attraverso la rete

Arezzo, 12 maggio 2015 - Il prof dello Scientifico arrestato perchè aveva nel computer materiale pedopornografico ha ottenuto gli arresti domiciliari dal Gip Piergiorgio Ponticelli al termine dell'udienza di convalida che si è svolta stamani nel carcere di San Benedetto. Ai reati di cui finora si sapeve se ne aggiunge un terzo, la produzione di materiale pedopornografico, che si aggiunge alla detenzione e allo stalking nei confronti delle studentesse. La nuova accusa fa riferimento a uno dei filmati scoperti nel Pc e girato direttamente dall'insegnante. In esso è ritratto il figlio di 14 anni mentre fa il bagno nudo in compagnia di una ragazza.

Immagini innocenti, le difende l'avvocato Nicola Detti. Ma per il Gip l'intero quadro probatorio vale una conferma dell'ipotesi d'accusa del Pm e delle indagini svolte dalla Mobile in collaborazione con la polizia postale. Il prof si è difeso dicendo che lui era consapevole del male insito nelle immagini ma che lui voleva soltanto capire, ricordarsi di cosa fosse da non fare e perciò conservava le immagini.

Emergono intanto i contenuti di alcuni dei messaggi scambiati via whatsapp e una chat di Messanger. Ci sono frasi del tipo "hai begli occhi e bei capelli, perchè stasera non vieni a cena con me, ciao amore, ciao tesoro" e via dicendo. L'insegnante li difende come parte di un rapporto di confidenza con gli studenti, maschi e femmine.

Non ci sono immagini seminude delle studentesse. Lo chiariscono, a tutela dell'immagine delle ragazzine quattordicenni (del liceo scientifico Redi), fonti inquirenti, in particolare il capo della Mobile Giovanni Schettino, che pongono piuttosto l'accento sul coraggio dimostrato dalle giovani nel portare alla luce la scabrosa vicenda. Inutilmente l'insegnante nel corso dell'anno scolastico ha chattato con loro e ha provato a ottenerne fotografie: tutto quello che ha avuto sono state le foto a mezzo busto (assolutamente innocenti) usate per il profilo delle studentesse nella chat.

Il resto è fatto soltanto di avances verbali, che peraltro non hanno mai assunto un tono esplicitamente a luci rosse. Avances che le ragazze hanno respinto e anzi hanno raccontato alle famiglie, innescando l'inchiesta che si è conclusa con la perquisizione del professore e quindi con il suo arresto in flagranza. Il reato è il 609 quater del codice penale, ovvero la detenzione di materiale pedopornografico. Perchè è stato nel corso dei controlli, avvenuti anche a scuola ma lì non è emerso quasi niente, che in casa dell'insegnante, nel Valdarno, sono stati scoperti i filmati e le foto pornografiche che hanno fatto scattare l'arresto. L'indagine è stata condotta in cinque giorni dalla squadra mobile e dalla polizia postale.

Il prof lo hanno arrestato venerdì sera, poche ore  che gli avevano perquisito casa e la postazione scolastica (al liceo scientifico «Redi», il più grande e forse prestigioso istituto d’istruzione dell’intera provincia). Il tempo perchè la polizia postale tirasse fuori dagli hard-disk del computer sequestrati una montagna di materiale pedopornografico.

Ora il, 54 anni, insegnante al «Redi», è rinchiuso a San Benedetto. Lo ha già avallato il Pm Elisabetta Iannelli, in attesa dell’udienza di convalida del Gip, per la quale ci sono 96 ore che decorrono da venerdì sera. Le sue stesse allieve si sono confidate con i genitori. Ma anche lo Scientifico ha dato tutta la collaborazione possibile, almeno da quando sono cominciate le indagini su un insegnante fino a quel punto al di sopra di ogni sospetto. Da venerdì Cesarano è sospeso dal lavoro. La notizia esce dal «Redi», con un tam tam sempre più insistente. La prima preoccupazione della scuola e del suo preside, Anselmo Grotti, è per l’immagine dell’istituto ma soprattutto per la tranquillità delle famiglie. Raggiunto da La Nazione, il preside concede solo una breve dichiarazione: «Noi garantiamo la sicurezza dei ragazzi a scuola in tutti i modi anche se certo non possiamo arrivare ovunque. Sono state fatte tutte le operazioni che l’istituto poteva mettere in atto, abbiamo collaborato con la polizia e con la famiglia perchè questa storia venisse chiarita. Non possiamo che ribadire la nostra fiducia negli inquirenti e nella magistratura».