Partecipate aretine, il rapporto Cottarelli: Estra, Ex Aisa e Nuove Acque le galline dalle uova d'oro. Andamento lento per Tiemme. Lfi e Afm, ma quasi tutte le Spa sono in attivo

Coingas è la cassaforte con dentro la quota aretina della società del metano: è diventata una semplice finanziaria e rischia di sparire secondo i criteri della spending review. Conti ok anche per l'Istituzione Giostra, in grave passivo la Fondazione Guido Monaco del Polifonico

Roberto Banchetti presidente di Estra

Roberto Banchetti presidente di Estra

CI SONO LE GALLINE dalle uova di pietra, come si diceva fosse la Bastogi, un tempo il salotto buono per eccellenza della finanza italiana, ci sono quelle dalle uova d’oro e ci sono pure quelle che uova non ne danno per niente. Nel senso che i soldi li consumano, piuttosto che produrli come profitti. Eccolo l’universo delle partecipate aretine (le società in cui c’è una quota di partecipazione pubblica), eccolo per come esce dal rapporto Cottarelli su questo tipo di aziende, uno dei bersagli privilegiati in questo momento della spending review del commissario proveniente dal Fondo Monetario. Di galline dalle uova d’oro ce ne sono (meglio ce ne erano) almeno tre, quelle che gestiscono le grandi reti di servizi, ovvero Estra, il gigante del metano, Nuove Acque e Aisa, che però ormai esiste solo sulla carta, rifusa in Sei Toscana, colosso interprovinciale dei rifiuti sorto in gennaio. C’è poi un gallinaccio che produce sassi e si chiama Arezzo Fiere, che a malapena riesce a pareggiare i conti con 40 milioni di patrimonio e c’è qualche altra azienda, in particolare quelle dei trasporti, Tiemme ed Lfi, i cui capitali sono cospicui ma con utili ridotti. Del resto, non sarebbe quello, il profitto, lo scopo principale di aziende nate in primo luogo per calmierare i prezzi in favore degli utenti. La radiografia di Cottarelli nasce dai numeri del 2012. Non proprio, insomma, informazioni freschissime. Se si prova comunque a prenderle per buone, ne esce fuori il quadro di un sistema delle partecipate aretine che è probabilmente pieno di difetti ma che riesce a tenere in piedi i conti. Nel senso che i casi di perdite sono ridotti al minimo e per aziende marginali. Se ne fa un piccolo vanto il segretario del Pd Massimiliano Dindalini, che da quel mondo viene come ex presidente di Tiemme ed Lfi: «Bilanci in equilibrio e servizi forniti. Mi sembra un buon risultato. Certo ci sono tante cose da correggere, sigle da accorpare, storture da sistemare». IN EFFETTI, A fronte di un mondo, quello delle partecipate, in cui il disavanzo d’esercizio è spesso la regola, ad Arezzo è una sparuta eccezione. In perdita c’è soltanto, fra le Spa, la Sviluppo Aeroporto, che è in rosso di 91 mila euro su mezzi propri di 249 mila. La controllano associazioni di categoria e Camera di Commercio. Lo sbilancio è rilevante ma siamo di fronte a una società di progetto che consuma capitale per definizione senza produrne. Chiudono in disavanzo anche due fondazioni socio-culturali: Rondine (17 mila euro sotto su un milione di capitale), e la Guido Monaco del Polifonico, 12 mila euro di perdita a fronte 68 mila di capitale. E’ tanto e andrà ricondotta a più sana gestione, ma è un caso isolato. Le vere regine del sistema sono Estra, Aisa e Nuove Acque. Gestire servizi pubblici è un affare. La prima col metano capitalizza 212 milioni e ne guadagna 6,5. Il Roe, cioè il tasso mezzi propri /utili è del 3,1%, non elevatissimo, più alto comunque di quello di Tiemme e Lfi nei trasporti (1%). Lo stesso Roe sale di molto per l’acqua: quasi 8%, 45 milioni di mezzi propri e 3,6 di profitti. Un bel tesoretto. Come quello che nel 2012 riusciva ad accumulare Aisa, azienda dei rifiuti: 18 milioni di capitale, quasi 2 di utile, un Roe vicino al 10 per cento. Soglia che veniva superata di molto dalle società minori dei rifiuti: Csa impianti di Terranuova, l’azienda che gestiva la discarica di Podere Rota arrivava addirittura al 13,7. Bisogna capire adesso quale sia stato l’effetto della nascita di Sei. IN SOSTANZA, Aisa si è ridotta a finanziaria che possiede una quota di Sei, mentre l’inceneritore di San Zeno sta in Aisa impianti. La vecchia società dei rifiuti non ha più dipendenti, solo amministratori. Come Coingas, la cassaforte con la quota aretina di Estra (il 30%). Anche i renziani hanno rinunciato al loro vecchio cavallo di battaglia della fusione per creare una società dell’energia: troppo tardi, ormai al massimo si può fare una holding di controllo. Ma Cottarelli è ancor più radicale: società senza dipendenti, pure e semplici finanziarie, si chiudono. Senza se e senza ma.

LEGRANDISOCIETÀ delle reti di servizio sono l’avanguardia del sistema, almeno ad Arezzo, ma non ne rappresentano la totalità. Un altro grande settore d’intervento pubblico, ad esempio, è quello dei trasporti, con due giganti come Tiemme e Lfi. Quest’ultima ha la quota di controllo della prima e fin qui sarebbe una semplice finanziaria ma ha anche un settore ferroviario gestito tramite una subholding. Alla fine chiude l’anno 2012 con 51 milioni di capitalizzazione e un utile di soli 549 mila euro, poco più di un pareggio. Infatti il Roe, rapporto mezzi propri /guadagni netti è appena dell’1 per cento. Più o meno come per la controllata Tiemme, 22 milioni di capitalizzazione, 255 mila euro di profitto. Ma, ricordano i dirigenti, era il primo bilancio positivo dopo la fusione, giunto in anticipo rispetto ai piani societari. Rende poco anche l’Atam che, uscita dal settore trasporti, si occupa ormai solo di parcheggi: i mezzi propri erano nel 2012 di 8 milioni, gli utili modestissimi, 50 mila euro, lo 0,6%. Potrebbe anche salire ma aumentando le tariffe, gli automobilisti probabilmente protesterebbero, anche se non sono da escludere inefficienze che possono essere migliorate. Sostanzialmente in pareggio pure Arezzo Casa, il cui scopo è dare case alla gente e non guadagnare: 5 milioni di mezzi propri, 40 mila di attivo. Unpo’ a rilento Afm, l’ex municipalizzata delle farmacie ora semiprivatizzata: 13 milioni di capitalizzazione ma solo 219 euro di utilim che valgono un Roe dell’1,7%. Meglio della consorella del Valdarno, la Farcosan: 2 milioni di mezzi propri ma chiusura in rosso, quasi unica fra le partecipate aretine. La rondine che si spera non faccia primavera.

Salvatore Mannino