Papà Boschi indagato? Dietro il tam tam poco: fuori dai primi 4 filoni, il quinto lontano

Il brivido per lui legato allo scenario della bancarotta, che però al momento è solo ipotetico: se ne riparlerà a primavera. Maria Elena: "Non mi dimetto se indagano mio padre"

Pier Luigi Boschi (Fornasari)

Pier Luigi Boschi (Fornasari)

Arezzo, 13 gennaio 2016 - Ma davvero papà Boschi si appresta ad essere indagato per il caso Etruria? Tanto da chiedere alla figlia cosa farebbe se lo fosse ("No, non lascerei" la risposta data a Lilli Gruber)?  Bè, per quanto è dato di capire il pericolo per ora è irrisorio, almeno nel breve periodo. Da qui alla fine di gennaio, quasi di sicuro anche in febbraio e probabilmente almeno fino a primavera, Pierluigi Boschi non finirà iscritto nel registro degli indagati nè riceverà avvisi di garanzia.

Poi, più in là, si vedrà.  Attualmente di inchieste aperte in procura su Banca Etruria ce ne sono quattro e nessuna lambisce Boschi senior, di cui semmai va visto il ruolo in un ipotetico quinto filone del quale è ancora impossibile dire se verrà aperto e con quali protagonisti.

Il fascicolo più vicino alla richiesta di rinvio a giudizio, ormai data per imminente, è l’ostacolo alla vigilanza di Banca d’Italia per bilancio 2012 e operazione Palazzo della Fonte. Tre gli indagati che apprestano a diventare imputati: l’ex presidente Giuseppe Fornasari, l’ex direttore generale Luca Bronchi e il direttore centrale David Canestri. Fornasari e Bronchi sono al centro, insieme all’ultimo presidente Lorenzo Rosi, anche del secondo filone, quello delle false fatturazioni. Pure qui siamo in fase di chiusura indagini, ma ancora non si parla di richiesta di processo e comunque papà Boschi non c’entra.

E non c’entra col terzo fascicolo, quello sul conflitto di interessi che vede indagati  Rosi e l’ex consigliere Luciano Nataloni e che ha conosciuto un’improvvisa fiammata con le perquisizioni della scorsa settimana. C’è poi la truffa, che potrebbe diventare un maxi-capitolo con centinaia di querele e di situazioni da accertare, ma è un altro caso nel quale è difficile si arrivi ad ipotizzare responsabilità del Cda, del presidente e dei suoi vice (Boschi lo è stato di Rosi negli ultimi otto mesi pre-commissariamento).

Lo scenario potenzialmente più inquietante è quello dei reati fallimentari che potrebbero nascere dalla eventuale dichiarazione di insolvenza. La procedura si è aperta con il ricorso per lo stato di insolvenza presentata il 28 dicembre dal commissario liquidatore della vecchia Bpel Giuseppe Santoni. Il collegio fallimentare del tribunale ha da allora 45 giorni per riunirsi e deliberare. Probabile lo faccia entro la fine di febbraio. Nel caso l’insolvenza venisse accertata davvero, le carte passerebbero automaticamente in procura per la verifica della possibile bancarotta fraudolenta, cioè delle distrazioni patrimoniali, se ce ne sono.

In teoria tali potrebbero essere considerate alcune contestazioni. E quelli sono atti cui Boschi senior ha partecipato, da semplice membro del Cda o da vicepresidente. Ma da lì a parlare di indagati ancora ce ne corre.