Gratien, beffa infinita. Legali verso l'istanza: domiciliari all'inizio senza braccialetto

Sconsolato con i suoi avvocati. "Ma è proprio vero che ho avuto gli arresti domiciliari?". Legali: "La libertà personale dovrebbe prevalere sui problemi tecnici". Venerdì l'Assise rinviata per lo sciopero degli avvocati L'AUDIO: PARLANO GLI AVVOCATI; IL VIDEO

L’ex parroco padre Gratien Alabi, fuori dal tribunale di Arezzo

L’ex parroco padre Gratien Alabi, fuori dal tribunale di Arezzo

Arezzo, 8 dicembre 2015 - Una beffa che per lui sta diventando intollerabile. I giudici ne ordinano la scarcerazione per i domiciliari: ma non riesce ad attraversare la porta di quella cella aperta e a trovare il modo di passarla. L'incubo di padre Graziano è tutto qui: e prosegue, perché per l'ennesima volta il braccialetto elettronico non è disponibile,  anche se il convento di Roma si è rivelato permeabile al segnale Gsm. Anzi i tempi di reperimento del braccialetto rischiano di allungarsi per altri giorni, chissà se costringendonolo a rimanere dov'è fino alla prima udienza reale dell'assise.

Una situazione davanti alla quale gli avvocati stanno preparando un'ulteriore istanza: chiederanno che almeno la prima fase dei domiciliari possa essere fatta senza braccialetto, per evitare di incenerire quell'attenuazione di misure cautelari che i giudici del riesame gli hanno concesso.

Intanto resta in carcere, si mette in contatto con i suoi avvocati, ne ottiene le risposte che non vorrebbe. Oggi è l'ennesimo giorno di festa (tra l'altro quello più caro alla sua Ca' Raffaello) e la cosa non aiuta a trovare una soluzione. I braccialetti elettronici in Italia sono meno, molti meno dei detenuti agli arresti domiciliari. E l'attesa può essere infinita.

"Basta, non ne posso più" si è sfogato per telefono con i suoi avvocati, stretto in quell'uscio tra la scarcerazione imminente e la vita carceraria che continua. "Ma è proprio vero che ho ottenuto gli arresti domiciliari?".

Certo ora il carcere gli deve stare ancora più stretto di prima. Perché finora era dentro padre Gratien per obbligo, da giovedì è dentro per problemi tecnici. "Così è ingiusto: la libertà personale dovrebbe prevalere sui problemi tecnici" hanno spiegato gli avvocati Zacheo e Angeletti a fine mattinata, nel fare il punto sulla vicende.

Il sopralluogo della questura romana, l'intero convento, con l'eccezione degli scantinati, è risultato idoneo al controllo attraverso il braccialetto: lì, nella struttura dei premostratensi, in viale Giotto, quartiere San Saba, zona Aventino della capitale. 

Questo dopo l'annunciata falsa partenza in assise. L'assise che vede imputato Padre Graziano per omicidio e occultamento di cadavere si è fermata al via. Come previsto gli avvocati al momento della costituzione delle parti hanno proclamato di aderire allo sciopero: e così la prima udienza è stata rinviata al 18 dicembre, alle ore 9.30.

La decisione dei domiciliari era arrivata alla vigilia della prima udienza, quella poi saltata.  I giudici  fiorentini, pur restando gravi indizi, hanno deciso di concedere la misura meno afflittiva, ritenendo evidentemente attenuate le condizioni cautelari del pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove

Resta in sospeso l’altra questione, forse più importante per l’economia processuale, che la difesa aveva sollevato nel ricorso al Riesame, l’utilizzabilità dell’interrogatorio del 26 agosto nel quale il frate ha finito per inguaiarsi da solo, rafforzando il movente (la paura dello scandalo che Guerrina poteva sollevare raccontando a tutti di essere incinta) ipotizzato dalla procura. Per capire se quelle carte possono entrare nel processo bisognerà aspettare che vengano depositate le motivazioni. 

Da gennaio, invece, il processo vero, con la sua interminabile sfilata di testimoni: una ventina di udienze solo per l’istruttoria dibattimentale che si spera di completare entro l’estate, in modo da andare a sentenza in autunno.