Omicidio a coltellate davanti alla discoteca: il fratello rinuncia al rito abbreviato. Dal 10' aprile la corte di assise

Piro Mocka, 29 anni, morì in pochi minuti davanti ai medici. Era la vigilia della Giostra di settembre. La sorella "Ho sferrato il colpo ma per legittima difesa"

I fratelli romeni e la scena del delitto

I fratelli romeni e la scena del delitto

Arezzo, 26 marzo 2015 - Lo portarono in ospedale col volto e il torace devastati da una coltellata, dopo un duello nel piazzale di una discoteca in zona Pratacci. Piro Mocka, un albanese di 29 anni, morì in pochi minuti davanti ai medici. Era la vigilia della Giostra di settembre. Il suo presunto assassino i carabinieri lo presero dopo poche ore, insieme alla sorella. Prima lei, arrestata nella casa in cui si era rifugiata, poi lui, catturato per strada al termine di una breve trattativa. Per il Pm Elisabetta Iannelli un caso lampante di omicidio e tentato omicidio (nello scontro sull’asfalto rimase ferito un altro albanese), tanto che il magistrato ha chiesto il rito immediato, quello dei casi in cui la prova è evidente dall’inizio. Ecco perchè, a soli 7 mesi di distanza, stamani Vasile e Livia Izvoranu sono apparsi nell’aula del Gip Giampiero Borraccia per la prima udienza del processo abbreviato, la mossa con la quale l’avvocato difensore Alessandro Mori ha risposto all’affondo della pubblica accusa. Si torna in Assise il 10 aprile perchè la difesa ha rinunciato al rito abbreviato perchè il Gip ha respinto le integrazioni probatorie che la difesa stessa aveva chiesto. 

La difesa dell’imputato (avvocati Alessandro Mori e Gianni Bertuccini) ha rinunciato al rito abbreviato, decidendo per il processo in Corte d’Assise. Udienza già programmata per il 10 aprile. La svolta in mattinata quando il Gip, Giampiero Borraccia, ha respinto la richiesta di integrazioni probatorie (nuove perizie) avanzata dai difensori di Izovaranu, condizione a cui era subordinato il ricorso all’abbreviato.

Avanza invece secondo l’iter regolare l’abbreviato per Ionela Izvoranu, sorella di Vasile, accusata di tentato omicidio per la coltellata inferta a un terzo giovane (parte civile al processo, assistito dall’avvocato Francesco Molino) sempre nel corso del furibondo litigio scoppiato in strada. Ionela ha ammesso di aver sferrato la coltellata, «ma non avevo alcuna intenzione di uccidere qualcuno».

Anche Ionela è difesa in giudizio dall’avvocato Alessandro Mori insieme al collega Franco Libori del foro di Perugia. La discussione dell’abbreviato e il verdetto sono stati fissati per il 20 aprile prossimo. Con la doppia sentenza si chiuderà il primo capitolo della vicenda giudiziaria scaturita dall’arresto dei due fratelli nelle ore immediatamente successive al fatto di sangue, avvenuto il 7 settembre 2014. E se Ionela ha ammesso di aver sferrato un fendente come difesa, gli avvocati di Vasile sosterranno la tesi che in quella baraonda non è affatto certo che a tirare la coltellata mortale sia stato il ragazzo. La colpevolezza di Vasile è però suffragata dalle testimonianze raccolte nell’immediatezza del delitto e dalla stessa fuga dei due fratelli dopo l’esito tragico di un litigio provocato probabilmente da un eccesso di alcol.

 

Va invece avanti il rito abbreviato per lei: ha tirato la coltellata che gli è costata la contestazione di tentato omicidio. Ma stamani avrebbe ribadito "Ho sferrato il colpo, ma è stato per legittima difesa".  E’ davvero così o c’è il giallo dietro? Il 20 aprile si torna in aula per la discussione e il verdetto.