Oggi le comiche: l'Arezzo dice no alla serie C

Il presidente Ferretti non presenta la domanda di ripescaggio dopo mesi in cui aveva assicurato il contrario e attacca anche il numero 1 della Lega Pro Macalli

Mauro Ferretti

Mauro Ferretti

Arezzo, 27 luglio 2014 - Il finale è la «chicca» di tutto il comunicato. Soprattutto se chi firma dice no al ripescaggio in serie C per il secondo anno ed è arrivato terzo a 13 punti dalla Pistoiese. La nota ufficiale con cui il presidente Mauro Ferretti ha reso noto ieri che l’Arezzo non presenterà la domanda (con fideiussione) per la Lega Pro, si conclude così: «Si ritiene unicamente di concentrare le energie nell’allestimento di una compagine che possa primeggiare e farsi valere nel imminente (refuso, ndr) campionato di serie D, per l’ottenimento di quei risultati sportivi che la città di Arezzo da più tempo merita, conquistando sul rettangolo verde quanto impossibile sembra invece ottenere attraverso la tiepida formulazione di carte bollate». La situazione è grave ma non seria, spiegherebbe impietoso Flaiano. «Vinceremo sul campo» è lo stesso slogan anti-ripescaggio usato da Ferretti l’estate scorsa prima di finire maciullato dalla Pistoiese in campionato, sconfitto in Coppa Italia e anche nei playoff. Sorprende l’afflato poetico della «tiepida formulazione di carte bollate». Concetto più che mai oscuro che tenta disperatamente di distogliere l’attenzione da qualche fatto incontestabile. Il primo e più importante. Il ripescaggio quest’anno non sarebbe costato nulla. Nel senso che la fideiussione da 600 mila euro e i 46 mila euro per l’iscrizione sono la stessa richiesta che la Lega Pro fa a tutte le 60 squadre che comporranno i tre gironi. Niente a che vedere con la doppia fideiussione da 600 e i 200 mila euro a fondo perduto chiesti lo scorso anno. Poniamo che l’Arezzo, il campionato 2013-14, l’avesse vinto. Possibile che la società amaranto abbia costruito una squadra per tornare nell’ex C e poi non possa garantire una fideiussione da 600 mila euro?  Il secondo punto. I soldi vincolati in banca, se l’Arezzo fosse superato da altre aspiranti ripescate, sarebbero sbloccati dopo il consiglio federale del 1° agosto. Perché allora non tentare la carta del ripescaggio che Macalli indica vicino, invece che dichiararsi sconfitti a priori? Ferretti per rispondere si fa scudo delle carte: «Un’analisi approfondita della complessa documentazione federale, più dettagliatamente delle disposizioni riportate sul C.U. N. 144/A del 6 maggio 2014, titolo II criteri infrastrutturali lett. A n. 3, non lascia spazio alcuno a ottimistiche previsioni».  È la norma in cui si ammettono deroghe per squadre che non abbiano stadi a norma per la Lega Pro. Un’eventualità di cui Macalli non vuol sentir parlare e che la stessa Federcalcio smentisce tre settimane dopo, il 27 maggio quando nel comunicato ufficiale 171/A (consultabile nell’area comunicati di www.figc.it) scrive: «Le società per essere ripescate dovranno ottenere la licenza nazionale relativa al campionato per il quale chiedono il ripescaggio. Ai fini del ripescaggio nel campionato di Divisione Unica Lega Pro, non saranno ammesse deroghe sui criteri infrastrutturali fissati dalle licenze».  Insomma, basterebbe far forza su questa seconda norma per scalare cinque posizioni. E invece il presidente Ferretti fa il gioco della Correggese e si adegua alle deroghe. Complimenti vivissimi. Dovrebbe aggrapparsi con tutte le forze alle parole di Macalli, ma sentite cosa scrive il presidente amaranto del numero uno di Lega Pro: «Per quanto autorevole e rispettoso di considerazione, il personale giudizio del presidente della Lega Pro rag. Mario Macalli, più volte manifestato agli organi di stampa sulla complessa vicenda, si ritiene purtroppo che, lo stesso stride senza possibilità di equivoci, con quanto disciplinato dalle norme partorite dal consiglio federale e pubblicate nel comunicato ufficiale innanzi indicato». Insomma quello di Macalli che blocca le deroghe sugli stadi è un «personale giudizio» che «stride» e l’Arezzo, per il quinto anno consecutivo, frequenterà gli scomodi campetti della serie D.  Troppo oneroso forse il professionismo con i suoi carichi previdenziali e retributivi, oltre alla necessità di rinforzare la squadra. Legittimo che un presidente abbia difficoltà a garantire un impegno del genere. Ma a questa città poteva risparmiare la pantomima del «vogliamo il ripescaggio». Urlata quando sembrava impossibile un posto in C, frettolosamente rinnegata quando la possibilità si è fatta un po’ più concreta. Nella prossima serie D l’Arezzo troverà il Siena. Chissà se superare i bianconeri sarà più facile che affrontare la «tiepida formulazione di carte bollate». Caro vecchio Cavallino, in che mani sei finito.