"Mio padre mi teneva sulla testa una mano": il testo della canzone di Jovanotti dedicata al babbo

Era nell'album Lorenzo 1994 e tra le righe il rapper racconta il suo rapporto con Mario Cherubini

Lorenzo Jovanotti

Lorenzo Jovanotti

MARIO (la canzone che Jovanotti aveva dedicato al padre nell'album Lorenzo 1994)

Mi ricordo da bambino che mio padre era spesso arrabbiato con me E non sapevo perché Ritornavo dalla scuola verso l'una e quaranta E la fame era tanta Con mia madre che diceva "che cè'? Lorenzo dimmi che c'é? Come andata? come mai non mi dici mai niente? Ma che razza di gente Questi figli che ho Certe volte non so Cosa ho fatto per vedervi dire sempre di no Non lo so, non lo so ma ti droghi? Fai veder le braccia Ma che razza di faccia Non mi piace per niente Quella razza di gente Con la quale ti vedi Ma che cosa ti credi? Che tuo padre ed io non ti vogliamo bene?" Sempre le stesse scene Ogni giorno ogni sera quella stessa atmosfera Mentre mio padre mi vedeva crescere Lui mi sembrava non potesse invecchiare Mentre crescevo tre centimetri l'anno Lui era sempre uguale i ricordo a dodici anni un pomeriggio di sole Mi port a un funerale Ma era uno speciale Che non c'era neanche un morto parente Neanche un conoscente Solo un sacco di gente Seria molto composta Una specie di festa al contrario E mio padre Mario Mi diceva "quando avrai un po' pi anni Potrai dire io c'ero Ai funerali degli agenti della scorta di Moro" Questa sera quasi ventisette anni Sto leggendo il giornale E di quel funerale i risale l'immagine in mente E ho chiarissimo in testa Quel concetto di festa al contrario E di mio padre Mario Che per come era sempre severo mi appariva sincero Nel dolore del restare impotente Insieme a molta altra gente che sostava di fronte al potere di pochi ulla vita di molti a quei volti sconvolti elle madri delle mogli dei parenti e dei figli egli agenti della scorta di Moro  mio padre Mario era così serio  mi teneva sulla testa una mano uel pomeriggio lontano uasi venti anni fa I negozi che chiudevano in tutta la città gni cosa era strana nella mia fantasia on capivo perché in giro c'era tutta quella polizia e sirene spiegate Le serrande abbassate ono più grande ma le cose non sono cambiate a mia mano più grande E mio padre più anziano a mia mamma si preoccupa perché sono lontano Questa storia che ho detto con la rima baciata on so forse neanche io perché ve l'ho raccontata orse il centro di tutto quella mano che mio padre mi appoggi sulla testa Questo quanto mi resta Un ricordo profondo rande come il mondo uesto gesto che mio padre ebbe il cuore di fare uesto gesto d'amore mille volte più potente di un pugno n questa notte di giugno in cui scrivo i fa essere vivo Pronto ad essere padre a mia volta  a spiegare a mio figlio bambino ome ogni destino si unisce si confonde e si intreccia In comune con le altre persone Gli dirò che ogni schiaffo e ogni pugno che dato gni piccolo diritto che nel mondo violato una ferita per tutti gli esseri della terra E finchè non c'ègiustizia ci sarà sempre guerra no justice, no peace...) (no justice, no peace...) (no justice, no peace...) (no justice, no peace...)