Michele Placido in città. "Pronto a portare al Petrarca il mio spettacolo". Visita Icastica: "Sono colpito ed emozionato"

L'attore ha anche dichiarato di aspettare un invito per esibirsi a teatro nella prossima stagione. Lungo stop davanti al montone di Hirst

Michele Placido con Pasquale Macrì

Michele Placido con Pasquale Macrì

Arezzo, 16 settembre 2014 - "In un quarto d'ora queste opere sono riuscite a ferirmi". Parola di Michele Placido ospite stamattina dell'assessore alla Cultura del Comune di Arezzo, Pasquale Macrì, e da Fabio Migliorati che hanno portato il popolare attore e regista in tour tra le opere di Icastica. 

Cappello, maglia e pantaloni neri e giacca blu, durante il suo giro tra le varie installazioni, Placido ha mostrato un sincero interesse, chiesto spiegazioni e ha dichiarato che porterà con sé qualcosa di Icastica anche a teatro, in particolar modo nel suo Re Lear che porta in scena sui palchi di tutta Italia in questa stagione. E non è escluso che Re Lear faccia una tappa anche ad Arezzo, Placido ha detto di aspettare un invito, Macrì e Andrea Biagiotti hanno assicurato che l'invito è già partito.

Michele Placido ha poi continuato il suo giro visitando anche i luoghi più tradizionali di Arezzo, a cominciare dalla Basilica di San Francesco. Chissà che, una volta finita la visita, il suo sia un arrivederci a molto presto.  Michele Placido ha infatti visitato la mostra Icastica accompagnato dall’assessore alla cultura  Pasquale Macrì, dal curatore Fabio Migliorati e da un nutrito gruppo di cittadini.  “Noi che lavoriamo nel teatro, sappiamo che questa è un’arte fatta non solo di parole ma di scenografie. All’interno di un palcoscenico vengono coinvolti più generi: poesia, pittura, architettura. Allo stesso tempo, pittura e architettura si esprimono con grande senso di teatralità. Percorrendo Icastica, mi sono sentito parte di un’affascinante messa in scena dove ho notato che gli artisti cercano di esprimere parte del realismo della storia contemporanea soprattutto con l’intento di ferirci. ​Siccome sto lavorando su un progetto importante, credo che dopo questa visita porterò con me ulteriori spunti di riflessione. Ad esempio, ho visto un’opera dedicata alla tragedia dell’11 settembre del 2001. Ebbene, nel mio spettacolo dedicato a Re Lear, sono partito dall’idea di una grande corona dove rappresentare il potere, dall’epoca di questa grande figura shakespeariana all’America di oggi. Ferita, per l’appunto. Per una città ricca di storia come Arezzo, lo trovo peraltro uno spettacolo giusto. Speriamo di portarcelo”. “Prerogativa dell’arte contemporanea – ha sottolineato il direttore delle attività espositive del Comune di Arezzo Fabio Migliorati – è mettere in scena proprio una realtà consumata. Che non è detto corrisponda alla verità. L’importante però è che nelle opere frutto di tale arte, tradotte in allestimento, in arredamento, lo spettatore sbatta, inciampi e sia così costretto a riflettere”.