Mercoledì 24 Aprile 2024

Medico aretino in Sierra Leone per combattere l'emergenza Ebola

Si tratta di Elisabetta Checcarelli, in forza al 118

elisabetta checcarelli

elisabetta checcarelli

Arezzo, 16 dicembre 2014 - Dall’emergenza a ... Emergency. Non uno slogan, ma una percorso, una esperienza di incredibile valore sociale e umano al quale ha deciso di aderire un medico del 118 aretino. Elisabetta Checcarelli, 40 anni, il prossimo tre gennaio partirà alla volta di Freetown, capitale della Sierra Leone e raggiungere il centro per la cura dei malati di Ebola a Lakka costruito e gestito dal Emergency di Gino Strada. 

Elisabetta Checcarelli è in forza al 118 aretino da sette anni. In precedenza, dopo essersi laureata, ha fatto per anni il servizio di guardia medica. Delle ragioni di questa scelta volontaria e voluta con forza, la dottoressa Checcarelli da una spiegazione semplice e lapidaria: “Ho studiato per aiutare chi ha bisogno. Lo faccio con il mio lavoro qui ad Arezzo, ma ora voglio aderire all’appello forte lanciato da Emergency per contribuire per quanto potrò, a curare chi sta morendo per questa devastante epidemia”. 

Una decisione presa con determinazione, ma nella consapevolezza che non sarà una passeggiata: “Certo che ho un po’ di paura, ma lo ritengo un mio dovere”. L’Azienda sanitaria ha concesso alla dottoressa Checcarelli tre mesi di aspettativa dal lavoro. Emergency, che ha lanciato l’appello ai medici e agli infermieri per avere un turn over di sanitari nell’ospedale di Lakka, prevede una permanenza all'estero standard, durata compatibile con la specificità dell'intervento. Al termine è previsto da contratto un periodo di riposo e monitoraggio. 

“Sono orgoglioso della scelta di Elisabetta – commenda Massimo Mandò direttore della centrale 118 di Arezzo – perché è l’esempio del carattere dei nostri operatori, medici, infermieri e volontari: grande motivazione e grande impegno in qualunque delle azioni che compiono in servizio, sia nell’assistere un malato, un ferito, un infortunato, che nel compiere azioni di speciale volontariato in parti del mondo in cui è chiesto il nostro contributo.”

Dal 118 aretino, ma anche da altre aree della Asl8, negli anni sono numerosi i medici e altri professionisti che hanno preso parte a progetti di cooperazione internazionale o hanno prestato la loro opera in occasione di calamità di ogni natura sia in Italia che all’estero.  “Auguro alla dottoressa Checcarelli di trovare la massima soddisfazione personale e professionale nel portare il suo contributo all’ospedale di Emergency in Sierra Leone – commenta l’assessore alla sanità della Regione Toscana Luigi Marroni. E in questa circostanza esprimo la mia soddisfazione nel trovare ancora una volta conferma di quanta professionalità, umanità e capacità di impegnarsi anche in progetti di tale portata, da parte di nostri medici, di nostri infermieri, di nostri operatori, che sono il propulsore vero della qualità della sanità In Sierra Leone l'epidemia di Ebola è fuori controllo: ogni giorno si ammalano più di 100 persone. Per far fronte a questa epidemia, Emergency dal 18 settembre 2014 ha aperto il Centro per la cura dei malati di Ebola a Lakka, a pochi chilometri dalla capitale Freetown. 

“Abbiamo deciso di aprire questo Centro perché l'epidemia non accenna a fermarsi: i casi positivi aumenteranno e c'è bisogno di altro personale sanitario, altri reparti di isolamento e altri posti letto per la cura dei pazienti”, spiega Luca Rolla, coordinatore di Emergency in Sierra Leone. A Lakka, Emergency ha allestito una struttura messa a disposizione dal ministero della Sanità locale, suddivisa in un'area di attesa, un'area di triage, un'area per l'isolamento dei casi sospetti dotata di 10 posti letto, un'area dedicata alla cura dei malati da 12 posti letto, una zona di disinfezione e un obitorio. A queste si aggiunge l'area dei servizi con spogliatoi, magazzini, lavanderia, cucine. Nel centro di Lakka lavorano circa 110 persone tra medici, infermieri, logisti, ausiliari, personale delle pulizie. Gli operatori internazionali vengono da Italia, Serbia, Spagna e UgandaPer garantire un'adeguata tutela dei pazienti e dello staff, tutto il personale ha seguito una formazione specifica sui protocolli di protezione, sull'utilizzo dei dispositivi di protezione personale e sul corretto movimento nei percorsi obbligati interni al Centro per evitare la diffusione del virus e la contaminazione.