Mazzata agli ex vertici di Etruria: 300 milioni da pagare in un mese, slitta la vendita

Il comissario liquidatore va giù durissimo. Nel mirino 35 amministratori di tre diversi Cda e i membri dei collegi sindacali. La prospettiva di azioni di responsabilità. Fonti del ministero dell'economia: tempo fino a settembre per la cessione. Ex Bpel, la lista nera dei grandi debitori

Berni, Rosi e Boschi

Berni, Rosi e Boschi

Arezzo, 23 marzo 2016 - La mannaia del liquidatore. Apri la busta, dispieghi la lettera e ti crolla il mondo: una "multa" da trecento milioni di euro.Una roba vertiginosa ma che è la grande notizia di giornata dell'infinito caso dell'ex Banca Etruria. Lalettera è del commissario liquidatore Giuseppe Santoni ed è rivolta a tutti gli amministratori susseguitisi negli ultimi sette anni. Una richiesta di danni clamorosa, tra le maggiori mai verificatesi dopo un crac bancario. 300 milioni, 600 miliardi del vecchio conio, per chi ha trascinato Bpel all’insolvenza poi dichiarata l’11 febbraio.

Intanto slitta il termine entro il quale cedere le 4 'good bank' nate dopo la risoluzione di Banca Marche, CariFerrara, CariChieti e Banca Etruria. Secondo quanto riferiscono fonti del Mef, il ministero dell'economia e delle finanze, la scadenza entro cui le autorità italiane ritengono si possa concludere l'iter di cessione può essere individuata indicativamente a settembre. La Ue aveva inizialmente indicato fine aprile, ma Italia e Commissione stanno lavorando per la proroga.

I destinatari della richiesta di risarcimento sono 35, sparsi in tre diversi consigli d’amministrazione più i componenti dei collegi sindacali. 8,5 milioni a testa. Da versare, secondo il liquidatore, entro 30 giorni dalla data di invio: il 17 marzo.  Alla scadenza del 17 aprile, il commissario, adirà le vie legali, avviando l’azione di responsabilità. La loro, per il commissario, è una responsabilità in solido, cioè ognuno paga anche per chi non fosse in grado di farlo

Dentro tutti i vertici: l’ultimo presidente Lorenzo Rosi, i suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, il padre del ministro Maria Elena, l’ex direttore generale Luca Bronchi, il presidente precedente Giuseppe Fornasari con i suoi vice Giovanni Inghirami e Giorgio Guerrini.

Accuse pesantissime: «Aver concorso in modo commissivo e/o omissivo nelle gravi irregolarità di gestione». «Erogazione e gestione di finanziamenti e mutui anche in conflitto di interessi; depauperamento del patrimonio sociale; ostacolo alla vigilanza della Banca d’Italia». Tra le minacce anche azioni revocatorie. Tipo? Chiedere la revoca in tribunale di eventuali atti di vendita dei beni di ciascuno.