Maxi-truffa delle fustelle. Farmacisti di Monte San Savino e medici rinviati a giudizio

Lo scandalo scoppiò nel 2013, dopo le rivelazioni della ex domestica dei due professionisti, marito e moglie

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Arezzo, 10 febbrao 2016 - Truffa al servizio sanitario nazionale. Con questa accusa tre medici e i due farmacisti Paturzo, marito e moglie, di Monte San Savino, sono stati rinviati a giudizio. In tribunale il Gip Loprete e il Pm Falcone. Il processo prenderà il via il 4 aprile. 

Lo scandalo delle fustelle scoppiò partì nel 2013,  dopo le rivelazioni della ex domestica dei due farmacisti, marito e moglie. Il teatro di questa storiaccia di provincia che ha per protagonisti una famiglia facoltosa, medici, una colf romena e il compagno slavo è Monte San Savino, per la precisione la farmacia Paturzo in posizione centrale dove, secondo la Guardia di Finanza veniva organizzata la truffa. Le Fiamme Gialle misero sotto sequestro un migliaio di farmaci senza fustelle denunciando i 5 che da anni avrebbero raggirato il servizio sanitario nazionale. Tutto parte dal furto che avviene nel 2013 in una lussuosa abitazione del paese, quella dei farmacisti. Di notte qualcuno si avvicina alla cassaforte di casa, mette fuori uso la telecamera interna e fa sparire 70 mila euro. I sospetti cadono subito sulla domestica e sul compagno, che in un secondo momento saranno anche arrestati. Lei viene mandata via dal lavoro. E scatta la rappresaglia: voi mi cacciate? Io racconto i vostri affari segreti.

Le indagini sull’ipotesi di maxi truffa (50mila euro di danno al servizio sanitario) sono state portate avanti dalla Guardia di Finanza di Arezzo e rivelerebbero un meccanismo fraudolento collaudato. I farmacisti – secondo la ricostruzione dell’accusa – staccavano il talloncino con codice a barre (la fustella) di alcune medicine e le applicavano a ricette finte, compilate dai medici complici. Così, i farmaci erano rimborsati dal sistema sanitario nazionale e contemporaneamente le scatole – senza fustella – erano trattenute dalla farmacia, ed eventualmente rivendute. Se non si riusciva a piazzare il medicinale, questo poteva essere distrutto. L’anziano padre del farmacista, nell’ambito dello stesso processo, è accusato di aver smaltito (bruciandoli) alcuni farmaci invenduti in maniera irregolare.