Si dà malato al lavoro ma andava a cercare tartufi: dovrà risarcire la scuola del danno

Collaboratore del preside, presentava il certificato per il riacutizzarsi di un infortunio: seguito e filmato. Ora i giudici amministrativi presentano il conto

Militari della guardia di finanza  (foto di repertorio)

Militari della guardia di finanza (foto di repertorio)

Arezzo, 9 febbraio 2016 - Quasi cinquemila euro di risarcimento da pagare al Convitto. Dopo la condanna penale per Sergio Cipriano Pettinari, sessantacinquenne collaboratore scolastico del Convitto, arriva anche quella della Corte dei Conti. Condannato al pagamento di 4.875 euro per il danno patrimoniale creato all’istituto. Alla fine del 2011 si assenta dal lavoro per oltre un mese, presentando certificati medici: riacutizzazione di un precedente infortunio alla rotula.

Ma questo non gli impediva di andare a cercare tartufi nei boschi della Valtiberina. Per questo i finanzieri di Sansepolcro, grazie ad alcune segnalazioni, dopo averlo osservato e filmato, lo denunciano per truffa aggravata, insieme al proprio medico curante. Dapprima la visita di controllo eseguita dall’Inail e, poi, la perizia hanno confermato che le patologie non erano, in realtà, correlabili al pregresso infortunio e che, quindi, non vi era motivo per assentarsi dal servizio.

La Procura richiese il rinvio a giudizio dell’uomo e del medico di famiglia (poi assolto in processo), in concorso per truffa continuata ai danni dello Stato. Quindi a febbraio 2014 la condanna a sei mesi di reclusione e al pagamento di 500 euro di multa. Qualche mese dopo Pettinari è stato raggiunto dal provvedimento di licenziamento. E il Convitto si costituì parte civile nel giudizio.

Interessata anche la Procura Regionale della Corte dei Conti di Firenze per il danno erariale connesso all’ingiustificata assenza del collaboratore scolastico, alla quale l’Istituto ha dovuto sopperire nominando un supplente. Dopo il procedimento penale scatta il processo di responsabilità patrimoniale-amministrativo davanti alla Corte dei Conti. E l’organo ha riconosciuto la responsabilità dell’uomo davanti al Convitto e lo ha condannato al pagamento di quasi 5 mila euro.