Macalli "spinge" l'Arezzo: niente deroghe senza stadi

Il presidente della Lega Pro conferma lo stop ai club che non hanno gli impianti in regola: un "assist" per gli amaranto

Mario Macalli

Mario Macalli

Arezzo, 25 luglio 2014 - MARIO MACALLI è lontano anni luce dallo stile paludato e dalla dialettica circospetta di tanti dirigenti federali. Taglia e cuce come un toscanaccio anche se è lombardo, il presidente della Lega Pro. Sui ripescaggi risponde senza giri di parole: sulla questione degli impianti sportivi, quella che potrebbe far scalare all’Arezzo ben cinque posti in graduatoria tra le società di serie D, è addirittura perentorio. «Le norme per i ripescaggi non le faccio io che guido una lega e sono consigliere federale — ci dice al telefono Macalli — ci sono dei comunicati ufficiali della Figc, approvati da tutto il consiglio federale, che vanno rispettati fino in fondo. Le regole sono chiare: per essere ripescati dalla D, al momento della domanda e non dopo, serve uno stadio con determinate caratteristiche altrimenti niente. E se qualcuno cerca di fare il contrario lo denuncio, le garantisco che arriverei anche a questo...». Musica celestiale per le orecchie dei tifosi amaranto, presidente. Ma, con tutto il dovuto rispetto, non decide lei ma il consiglio federale del 1° agosto... «Fino a oggi il consiglio federale ha sempre rispettato ciò che ha deliberato la Figc in precedenza: non vedo perché adesso dovrebbe fare un’eccezione. Lo stadio deve essere in regola al momento della scadenza del termine per la domanda: se a lunedì 28 i nostri tecnici ci dicono che l’impianto non ha i requisiti previsti la società è fuori dal ripescaggio. Punto e fine». Quindi per l’Arezzo, considerando gli stadi dei club che lo precedono nella graduatoria della serie D, le porte sarebbero spalancate. «Questo non lo chieda a me: io conosco bene la graduatoria e i parametri richiesti alle due squadre di Lega Pro retrocesse che saranno ripescate. Per quello che riguarda quella di serie D ci sono situazioni legate alla coppa Italia e ai playoff che non conosco, comanda la Lega dilettanti». Diventerà una questione di cui si occuperà solo al momento in cui finirà sul tavolo del prossimo consiglio federale. Giusto? «Giusto: le posso garantire che per quello che mi riguarda, di deroghe sugli impianti non si parla nemmeno. O è a norma quello in cui si gioca abitualmente o si è fuori dai giochi». INSOMMA, Mario Macalli appare come un «alleato» dell’Arezzo che ha lo stadio che risponde ai criteri chiesti dalla Lega Pro, anche se a leggere bene il comunicato ufficiale 144/A della Figc c’è un passaggio molto interpretabile quando si dice che si può depositare istanza alla Commissione Criteri Infrastrutturali per chiedere una deroga «nel caso in cui una società non abbia la disponibilità di un impianto nel proprio comune» corredata dal nulla osta del prefetto per un impianto che si trova nella stessa regione del club. Il tutto per «validi e comprovati motivi». Motivi che, se fossero interpretati senza troppa severità dal consiglio Figc, spalancherebbero le porte, nell’ordine, a Correggese, Akragas e Pomigliano. Non a caso la squadra della provincia di Reggio Emilia ha puntato sullo stadio di Carpi, mentre i siciliani stanno battendo a tutte le porte delle altre province isolane: prima ci hanno provato con lo stadio di Caltanissetta, poi con quello di Siracusa ed è notizia di ieri, ci sarebbero contatti anche con Trapani. Nulla invece risulta per quanto riguarda il Pomigliano che probabilmente, come Matelica e Borgosesia, sembra orientato a rinunciare al suo diritto. Chiaro che la società che fa più paura è l’Akragas che, tra l’altro, sta a cuore al ministro dell’Interno Angelino Alfano. I problemi infrastrutturali dello stadio Esseneto (dove gli amaranto sono usciti dai playoff) sono evidenti: manca del tutto l’illuminazione necessaria per giocare nell’ex serie C, la capienza è limitata a poco più di 2 mila posti invece dei 3 mila richiesti dalla normativa, oltre al settore ospiti da almeno 800 posti attualmente inagibile. Lavori che, a dar retta ai media agrigentini, dovrebbero andare avanti almeno fino a gennaio. Saranno giorni intensi tra chi sa di essere in regola e chi invece tenta la carta disperata delle deroghe. A meno che la società amaranto, come spieghiamo sotto, non rinunci come lo scorso anno al ripescaggio. E allora sarebbe tutta un’altra storia.