Lo sport traina il turismo, alberghi sold out con la maratonina

Laura Lodone, Confcommercio: “Purtroppo sono ancora troppo rari gli eventi fortunati. Manca una strategia istituzionale valida per il turismo”

Laura Lodone

Laura Lodone

Arezzo, 7 ottobre 2015 - Lo sport fa bene alla salute, anche a quella del turismo. Ne è convinta da sempre la Confcommercio di Arezzo e un’altra conferma arriva in queste ore dagli alberghi del capoluogo. “Gli alberghi sono tutti al completo grazie alla Maratonina che si corre domenica”, dice la responsabile dell’area turismo della Confcommercio aretina Laura Lodone, “atleti, staff e familiari al seguito hanno riempito tutte le camere disponibili, almeno per la notte del sabato. Probabilmente qualcuno alloggerà anche nei b&b e negli affittacamere del centro, ma fra queste strutture il monitoraggio diventa più difficile”. Non è la prima volta che il turismo sportivo, che rientra nel filone del cosiddetto ‘turismo delle passioni’, fa registrare una perfomance così positiva alla ricettività aretina, “il fatto”, prosegue Laura Lodone, “è che si tratta sempre di eventi singoli, non inseriti in una strategia istituzionale definita, quindi agli albergatori rimangono da gestire lunghe settimane con risultati ben più scarsi”. Secondo la Confcommercio, manca ancora una politica del territorio a cui le imprese possano agganciarsi per sviluppare i loro affari. “Ancora a livello generale ci si ostina a legare il turismo al solo richiamo di beni culturali come gli affreschi di Piero della Francesca, che per carità sono importanti ma non sono i soli tratti distintivi del nostro territorio, dal momento che tutte le città italiane hanno almeno un pittore famoso da promuovere. E nel frattempo per attirare clienti le strutture ricettive agiscono solo sulla leva del prezzo”. Dai dati elaborati da Confcommercio emerge che la tariffa media di vendita per ogni camera d’albergo ad Arezzo è diminuita di dieci euro dal 2011 ad oggi, passando da € 73,45 del 2011 a 63,25 del terzo semestre 2015. Il tasso di occupazione delle camere ha invece avuto un lieve aumento del 2%, passando dal 47,8% del 2011 al 49,9% del terzo trimestre del 2015. Ovvero, ogni giorno un albergo ha la speranza di vendere la metà delle camere disponibili. Ma se pure i clienti aumentano, i guadagni languono: il ricavo medio per una camera d’albergo (RevPar) è diminuito di 3,59 euro dal 2011 ad oggi, a fronte di aumenti considerevoli nel costo del lavoro e dei servizi, oltre che nella imposizione fiscale. “E se i ricavi languono, le imprese sono costrette a ridimensionarsi e a fare dei tagli, è matematico: la scure cade per prima sull’innovazione e sulla formazione, poi anche sull’occupazione”, denuncia la responsabile della Confcommercio. Per quanto non porti a nulla di buono sul medio-lungo periodo, la politica dei ribassi ha qualche effetto positivo sul breve. ​ Ad esempio, fra settembre ed ottobre arrivano alcuni gruppi del turismo organizzato. “Negli alberghi stanno arrivando anche cinesi e indiani, che però restano invisibili in città perché usano Arezzo solo come stop over: ci dormono e poi vanno a visitare altre mete che per loro hanno più appeal”. Che ad Arezzo il turismo legato ai viaggi di piacere, e non di affari, sia cresciuto negli ultimi tempi lo dimostrano anche atri indicatori. “L’indice di doppia occupazione, ovvero il numero medio di persone che dorme in una camera d’albergo sta aumentando. In molti mesi dell’anno arriva a 1,6, quindi supera quella soglia dell’1,5 che distingue le mete del turismo business, dove in camera si dorme da soli, da quelle ‘leasure’, dove in genere si va in coppia”, dice Laura Lodone, “ma per arrivare ai risultati di Venezia o Roma, ma anche di Cortona, dove l’indice di doppia occupazione è pari all’1,9, c’è ancora molta strada da fare”. “Se però le cose non cambiano, di questo passo Arezzo, prima ancora di diventare davvero una meta turistica di richiamo, è destinata a svendersi per competere con altre città italiane simili. Le amministrazioni e tutti gli altri soggetti coinvolti devono prendere una decisione sul futuro del comparto turistico, altrimenti il disorientamento nelle imprese ricettive è destinato solo ad aumentare”, sottolineano dalla Confcommercio.