Bronchi, il Riesame dice no al dissequestro della liquidazione

Il verdetto depositato nel primo pomeriggio: restano i sigilli su 475 mila dei 700 mila euro di buonuscita: anche per i giudici sono un capitolo di bancarotta. Flash-mob di protesta nella sede di Bpel

Luca Bronchi

Luca Bronchi

Arezzo, 26 aprile 2016 - Il tribunale del Riesame dice no all'ex direttore generale di Banca Etruria Luca Bronchi: non riavrà indietro i 475 mila dei 700 mila euro di liquidazione che erano stati posti sotto sequestro dal Gip Anna Maria Lo Prete. Provvedimento giustificato, dicono adesso i giudici, respingendo il ricorso dell'avvocato difensore dell'ex dg, Antonio Bonacci. Il 10 maggio sarà discusso un altro ricorso, quello della procura che chiede invece il sequestro integrale della liquidazione, ossia i 700 mila euro netti che corrispondono a un lordo di 1,2 milioni con le tasse.

Il provvedimento è stato depositato nel primo pomeriggio, con ampie motivazioni che riprendono in gran parte quelle del provvedimento di Anna Maria Lo Prete. Anche per il Riesame, dunque, si trattò di una distrazione patrimoniale e quindi di un capitolo di bancarotta fraudolenta. L'avvocato Bonacci è adesso pronto a presentare un altro ricorso, stavolta in cassazione.

La liquidazione gli spetta fino all'ultimo centesimo, quindi vanno dissequestrati i 475 mila euro bloccati dal Gip Anna Maria Lo Prete. Ecco la linea con la quale  Bonacci, difensore  si era presentato martedì dinanzi al tribunale del Riesame. Il collegio dei giudici, presieduto da SilverioTafuro, numero uno della sezione penale, si eraè riservato la decisione, riserva che è stata sciolta appunto oggi. Intanto i Pm rilanciano con un controricorso al Gip: chiedono il sequestro integrale.

Il sequestro era stato disposto dal Gip Lo Prete accogliendo parzialmente la linea della procura, secondo la quale i sigilli dovevano essere messi sulla buonuscita per intero: 700 mila euro di netto per un lordo di 1,2 milioni. A parere dei Pm, Bronchi doveva essere licenziato in tronco, come avevano suggerito anche gli ispettori di Banca d'Italia. Anna Maria Lo Prete, invece, ritenne che all'ex dg spettasse una parte della cifra, ossia i 230 mila euro che corrispondevano all'indennità di base prevista dal contratto, pari a sette mensilità di preavviso.

La linea della procura è stata difesa in aula dal Pm Andrea Claudiani. Solo nei prossimi giorni si saprà se anche i giudici del Riesame sono d'accordo sullo scenario, prefigurato dal Gip e anche dai Pm, che la liquidazione, in tutto o in parte, costituisse una distrazione patrimoniale e dunque un capitolo di bancarotta fraudolenta. Imputabile secondo i Pm all'intero Cda, secondo il giudice Lo Prete, invece,solo all'ex direttore generale e all'ultimo presidente Lorenzo Rosi, protagonisti della trattativa. Gli altri, dice il Gip, non ebbero alternative al momento di votare sì.

E i Pm? Tutto al contrario.Non solo a Bronchi non spettava l’indennità supplementare, dicono, ma non gli toccava neppure un centesimo di quanto gli fu riconosciuto nella seduta del Cda del 30 giugno 2014. La motivazione della procura è semplicissima: il direttore generale doveva essere licenziato in tronco per giusta causa, sulla base dei pessimi risultati da lui ottenuti alla guida di Bpel. Per questo il pool ha presentato a sua volta ricorso contro un decreto di sequestro con il quale il Gip Lo Prete: mnon basta il sequestro parziale, chiede il sequestro della buonuscita per intero.