CASO GUERRINA / Le domande di Padre Graziano sull'aborto: indizio di una storia di sesso?

Un episodio del dicembre 2013, interlocutore una ginecologa africana di Perugia amica del frate. Ma il Gip propende per l'ipotesi che allora Guerrina non fosse incinta IL GIP: CREDIBILE LO SCENARIO DI UNA RELAZIONE / L'HA AMMAZZATA DA SOLO E L'HA NASCOSTA NEL BOSCO"

Guerrina e padre Gratien

Guerrina e padre Gratien

Arezzo, 26 aprile 2015 - LA RELAZIONE è soltanto presunta. I sospetti che ci fosse sono tanti, le prove nessuna. Eppure che tra Padre Graziano e Guerrina, la sua altrettanto presunta vittima, ci sia stata anche una storia di sesso è un dubbio che emerge prepotentemente dall'ordinanza di custodia cautelare del Gip Piergiorgio Ponticelli.

C'è ad esempio un episodio che in sè può sembrare assolutamente innocente, ma che inquadrato nel mosaico di indizi pazientemente costruito dai carabinieri e dalla procura, può assumere un suo significato specifico. Quello del frate che si informa su come si pratica l'aborto in Italia. Domande puntualmente registrate e recepite nel provvedimento di arresto. Siamo nel dicembre 2013, cinque mesi prima della scomparsa, il periodo in cui lei è a Novafeltria, ospite delle sorelle, reduce da un intervento in ospedale. Bene, sono proprio quelli i giorni in cui Padre Graziano si mette in contatto con una dottoressa nordafricana con cui è in rapporto, ginecologa del Silvestrini di Perugia. La conversazione, appunto, si sviluppa tutta intorno alla questione dell'interruzione di gravidanza: è legale in Italia? Come si fa per praticarla? Per carità, tutto può essere, ma pare abbastanza improbabile che un sacerdote fosse interessato ad un'amena chiacchierata sulla legge 194.

COMUNQUE SIA, l'episodio passa nell'immediato sotto silenzio: in fondo, sono soltanto quattro parole fra conoscenti, forse fra amici. Sarà lo stesso frate a riportare mesi dopo la ginecologa nel radar degli inquirenti. Lo fa il 18 agosto, nel corso del primo verbale che rende al Pm Ersilia Spena, ancora da testimone. Tutto materiale, dunque, che non può essere utilizzato contro di lui da imputato. Il sacerdote racconta, e già si sapeva, che quando Guerrina, ai primi di marzo del 2014, gli manda gli sms in cui dice di essere incinta di lui, la sua risposta è di invitarla a fare un test del Dna, proprio per accertare che non è il padre. E chi è la ginecologa cui vuole rivolgersi? Proprio la dottoressa africana del Silvestrini.

Per dovere di cronaca, bisogna registrare che poi del test non si farà niente, perchè la casalinga non si presenta all'appuntamento, ma questo non c'entra. I carabinieri, tuttavia, vanno a cercare, e questo dimostra lo scrupolo delle indagini, il medico fino a Perugia. A questo punto è lei a raccontare delle domande sull'aborto del dicembre 2013.

SIGNIFICANO FORSE che Guerrina era incinta davvero? Ponticelli propende per escluderlo. Altrimenti, scrive, all'ospedale di Novafeltria se ne sarebbero accorti nel corso delle analisi per l'intervento. Del resto, anche degli sms in cui lei dice di aspettare un figlio del frate non è stata trovata conferma, nonostante i carabinieri abbiano battuto palmo a palmo reparti di ginecologia, consultori e laboratori privati della zona. Ma se quello di dicembre fosse stato un falso allarme? Se comunque testimoniasse della paura del frate per rapporti sessuali non protetti? Anche qui il giudice è problematico: le frequentazioni femminili di Padre Graziano erano tali che non si può escludere niente, nemmeno che i suoi timori riguardassero i contatti con altre donne.

Alla fin fine, insomma, resta il dubbio, cui difficilmente si riuscirà a trovare una risposta. E restano anche altri interrogativi: come si è domandato qualcuno, può una donna proporsi con messaggi espliciti del tipo del più famoso («Vengo in canonica, ti cucino il coniglio e facciamo l'amore») senza che una relazione ci sia? Obiezione cui si potrebbe rispondere con le parole del Gip: lui era ossessionato dalle insistenze di lei. E che Guerrina fosse capace di essere ossessiva lo dimostra la sequela di telefonate e messaggi dell'ultima mattina, il primo maggio. Senza dimenticare i 4 mila contatti telefonici in pochi mesi, la grande maggioranza dei quali partono da lei.

Basta per ammazzare una donna al culmine di una lite al lato della vecchia strada marecchiese? Basta per occultare il cadavere e poi farlo sparire? E se è colpevole chi glielo ha fatto fare al frate di raccontare lui stesso, nel verbale del 18 agosto, tutti quei particolari che lo hanno inguaiato? Nel giallo di Ca' Raffaello ci sono ancora fior di domande senza risposta.

Salvatore Mannino