Lavoro, sei vittime in nove mesi ad Arezzo. Il settore più colpito quello agricolo e forestale

Due i morti in auto per recarsi sul luogo di lavoro, 2 trattori ribaltati, un uomo è morto dopo aver bruciuato sterpaglie e poi il 33enne caduto nel dirupo

Un trattore (Foto di repertorio)

Un trattore (Foto di repertorio)

Arezzo, 1 ottobre 2014 - Il lavoro torna a uccidere. Sono state sei le vittime in nove mesi. E’ questo il triste bilancio della sicurezza sul lavoro. Il colmo? Queste morti cadono a 20 anni esatti dalla 626, la legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Sei sono stati gli incidenti mortali in provincia di Arezzo dall’inizio dell’anno, di dui 2 in itinere. Si dice così quando si tratta cioè di incidenti stradali avvenuti mentre la vittima si stava dirigendo al lavoro. E gli altri 4? Tutti nell’ambito agricolo forestale. Sono state 2 le vittime di trattori ribaltati, a maggio era successo a Cavriglia, ad aprile sempre in Valdarno al Borro, mentre un uomo è morto quest’anno dopo aver bruciato sterpaglie. L’ultimo in ordine di tempo il boscaiolo 33enne di ieri in Casentino dove si è consumata la tragedia, è morto travolto da un masso: era macedone, al lavoro per una ditta di Soci ed è appunto precipitato nella scarpata. Le vittime sul lavoro nei primi sette mesi dell’anno? Sono state 413 in Italia, 19 in Italia.

Ad oggi ad Arezzo invece sono 6 i casi statistici, 4 quelli reali visto che due persone sono morte ma in auto recandosi al lavoro. E se un tempo le vittime della sicurezza nei luoghi di lavoro riguardavano soprattutto il settore edile, negli ultimi anni le cose stanno cambiando, con il settore agricolo forestale tra i più colpiti. E i numeri della provincia di Arezzo risultano ancora alti sopratutto nell’anno del ventennale della 626, la legge sulla sicurazza sul lavoro. «Sarebbero sufficienti questi numeri a confermare che il ventesimo compleanno della 626, la legge sulla sicurezza sul lavoro, non può essere assolutamente occasione di festa - aveva detto solo una manciata di giorni fa Marco Rossi,responsabile del Dipartimento sicurezza della Cgil di Arezzo e Presidente del Coordinamento Comitati Provinciali Inail Toscana - Tanto più che questi rappresentano soltanto la punta dell’iceberg. Pensiamo a quanti occupati abbiamo perduto in questi anni e come siano drasticamente diminuite le ore lavorate, soprattutto nei settori più a rischio: le morti sul lavoro vanno messe in relazione alla quantità di lavoro effettivamente svolto. Pensiamo poi agli infortuni non mortali. Quelli di piccola entità talvolta non vengono denunciati oppure mascherati dainfortuni domestici. La motivazione: non diventano di competenza Inail e quindi non aumenta il premio assicurativo delle imprese».

Tradotto, se cadi da una scala sul lavoro diventi caso Inail ma se al pronto soccorso dici che sei caduto da una scala a casa, allora sei un caso Inps. E secondo le analisi degli istituti specializzati la fascia generazionale più esposta agli infortuni sarebbe quella dei giovani. E giovanissimo era anche il boscaiolo di 33 anni morto ieri mentre stava svolgendo le sue mansioni.