Tutti pazzi per Piero dopo la scoperta di San Polo: a questo punto quasi metà delle opere dell'artista nel mondo sono ad Arezzo. Ma il volano turistico non decolla e siamo fuori del patrimonio Unesco

Determinante il ruolo di Paola Refice nell'attribuzione almeno del volto di Sant'Antonio Abate. E' in un angolo della chiesa. IL parroco don Natale Gabrielli: "L'ho sempre pensato" LE IMMAGINI DEL PIERO RITROVATO

Don Natale Gabrielli e l'opera attribuita a Piero

Don Natale Gabrielli e l'opera attribuita a Piero

Arezzo, 20 agosto 2014 - C'è un tesoro nella Pieve di San Polo. L’affresco di S.Antonio Abate nella Pieve a San Polo porterebbe la firma di Piero della Francesca. Un affresco che entrando nella chiesa a mala pena si vede. Il parroco don Natale Gabrielli è asciutto: "L'ho sempre pensato e chi frequenta la chiesa lo sa bene". «E’ una questione molto dibattuta — si schermisce il soprintendente Agostino Bureca dalle ferie — se ne parla da anni ma in effetti ci potrebbero essere riferimenti attendibili». Poi rimanda tutto a chi quell’affresco lo sta studiando da almeno tre anni, Paola Refice, direttrice del Museo medievale e presidente della Fondazione Piero della Francesca.  «Il volto del S.Antonio Abate è attribuibile a Piero della Francesca, fatto sicuramente con uno dei cartoni usati per la Cappella Bacci. Sono evidenti le tracce dello spolvero. Ci sto lavorando con molta attenzione insieme con Serena Nocentini della commissione di arte sacra della Curia. Finora si pensava fosse di Agnolo di Lorentino, allievo di Piero della Francesca, ma quel dipinto ha una mano diversa. Probabilmente è il ritratto di Antonio Bacci. Ora si tratta di capire se è opera di Piero solo la testa o anche il resto del corpo. Ci sono infatti altri elementi che fanno risalire alla mano dell’artista». IL giorno dopo la novità intriga. Tutti pazzi per Piero. Anche operché saremmo a quota 8 sulle opere complessive di Piero, che sono in giro per il mondo appena 22. Non solo: la Leggenda non è certo solo un'opera singola ma una cosrtellazione di 13 episodi e capolavori. In pratica su 40 creazioni venti sono sono tra Arezzo e la provincia. Ce ne sarebbe a sufficienza per far volare il turismo. Ma poi nei fatti non è così. E la domanda di inserimento nel patrimonio Unesco giace in qualche cassetto romano, senza grandi speranze di uscirne.  Ma Paola Refice va anche oltre, annuncia che anche la datazione della Leggenda della Vera Croce è da rivedere: non sarebbe quella finora data per certa dal 1452 ma potrebbe essere anticipata al 1447. La stessa committenza dei Bacci potrebbe essere stata direttamente a Piero della Francesca, artista già adulto, e non inizialmente a Bicci di Lorenzo come finora si è scritto». PIiù sicura l’attribuzione del Sant’Antonio Abate.