Economia, spiraglio di ripresa: torna in attivo il numero delle aziende. Le nuove realtà sono al minimo, calano le chiusure

Boom delle imprese giovanili: l'aumento sfiora il10%

Andrea Sereni

Andrea Sereni

Arezzo, 9 febbraio 2015 - Il sistema delle imprese aretine, dopo una fase difficile che ha interessato tutto l'anno 2013 ed il primo trimestre del 2014, sta gradualmente tornando a crescere sia pure ad anche se ancora ad un ritmo non ancora brillante. Il ritorno al segno positivo negli ultimi tre trimestri deriva non tanto da una ripresa delle iscrizioni ma da una flessione del numero di cancellazioni: emergono quindi i primi segnali di un assestamento della crisi dato dalla diminuzione delle chiusure aziendali, pur in assenza di una marcata crescita nella creazione di nuove imprese. “Nel 2014 si riscontra infatti - commenta il Presidente della Camera di Commercio, Andrea Sereni - il livello più basso del numero di chiusure dall'inizio della crisi (2.081) ma anche il livello più basso di nascite di nuove imprese. Dopo la pesante flessione del 2013 (100 imprese), l'anno si è chiuso con un saldo positivo di 78 imprese che trova il suo fondamento nella forte dinamicità delle società di capitali: nei dodici mesi sono aumentate di 226 unità, attestandosi a fine anno a 9.110 aziende e crescendo rispetto al 2013 del 2,9%. Al contrario, sono in deciso arretramento sia le imprese individuali: -104 unità e -1,4%, che le società di persone: -53 unità e -0,3%. Infine le altre forme, una classe piuttosto eterogenea che comprende anche cooperative, e consorzi, presentano una crescita di 9 aziende che, vista la ridotta numerosità, porta ad una variazione percentuale abbastanza evidente (+1%). “Ancora un saldo negativo per l'artigianato- prosegue Sereni - che chiude il 2014 con un bilancio di 63 imprese in meno ed un tasso di crescita del -0,6%. Anche in questo caso sono le società di capitale (+3,8%) e le altre forme (+6,1%) le due forme giuridiche che in qualche modo permetto di bilanciare parzialmente le flessioni delle società di persone (-2,4%) e delle imprese individuali (-0,5%). Per quanto riguarda l'andamento dei vari settori di attività economica, esaminando i principali dal punto di vista della numerosità, nel corso dell'anno hanno perso posizioni l'agricoltura (-3,1%), le costruzioni (-1,5%), il commercio (-1,8%), i trasporti (-1,2%), le attività immobiliari (-0,3%) e le attività professionali e tecniche (-0,5%). Al contrario si sono incrementati il manifatturiero (+0,3%), i servizi di alloggio e ristorazione (+1,5%), e molte altre specializzazioni dei servizi: servizi di informazione e comunicazione (+2%), attività finanziarie ed assicurative (+1,9%), servizi di supporto alle imprese (+3,5%), sanità e assistenza sociale (+9,6%), attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+7,3%) e altri servizi (+1,6%).” A fine 2014 si contano in provincia 8.961 imprese femminili che rappresentano il 23,7% del totale delle aziende iscritte al Registro delle Imprese-- di poco superiore ai valori toscano (22,8%) e nazionale (21,6%). Rispetto al 2013 presentano un tasso di crescita dello 0,5%. Dal punto di vista settoriale le presenze più significative si hanno nel commercio (2.219 unità, 25,9% del totale delle imprese commerciali), nell'agricoltura (1.869 imprese, 30,8% del totale imprese agricole), nel manifatturiero (1.234 imprese, 21,4% del totale delle imprese manifatturiere) e nei servizi alle imprese (946 imprese, 22,0% del totale delle imprese di settore). ”Per quanto concerne il dato relativo alle imprese giovanili - sottolinea il Segretario Generale dell'Ente Giuseppe Salvini – nel 2014 si evidenzia una sensibile crescita (+10,1%) con 378 unità in più rispetto al 2013, per un totale di 3.613 imprese operanti in provincia.. La loro incidenza sul totale delle imprese si colloca al 9,2%, in linea con quella toscana (9,5%) ma un punto percentuale al di sotto di quella nazionale (10,3%). Dal punto di vista settoriale le presenze più significative si hanno nel commercio (863 unità, 10,1% del totale delle imprese commerciali), nelle costruzioni (718 imprese, 12,6% del totale imprese edili), nel manifatturiero (440 imprese, 7,6% del totale delle imprese manifatturiere), nell'agricoltura (318 imprese, 5,2% del totale delle imprese di settore) e nel turismo (308 unità che rappresentano il 12,3% del totale). Si tratta indubbiamente un segnale molto positivo per il nostro sistema economico che, storicamente legato ad alcuni settori predominanti, può cosi beneficiare dell'apporto di idee, progetti innovativi e nuove competenze tipiche del bagaglio formativo e culturale dei nostri giovani. E però anche un segnale della difficoltà occupazionale: sono infatti proprio i giovani coloro che hanno subito maggiormente i contraccolpi negativi della crisi economica degli ultimi anni come testimonia il tasso di disoccupazione giovanile che, ricordo, tra i giovani aretini della fascia 15 -29 anni è del 37,3%. ​Di fronte a questa difficoltà occupazionale, l'autoimprenditorialità rappresenta quindi una reale possibilità di reddito e di affermazione nel mondo del lavoro.” “Aumentano anche le imprese straniere - prosegue Salvini – che presentano un saldo positivo (+186 unità) rispetto al 2013 ed un tasso di crescita di +5,3%. La loro incidenza sul totale delle imprese si colloca al 9,5%, sensibilmente al di sotto del valore medio toscano (12,2%), ma quasi un punto percentuale al di sopra di quella nazionale (8,8%).Dal punto di vista settoriale le presenze più significative si hanno nelle costruzioni (1.290 imprese, 22,6% del totale imprese edili), nel commercio (839 unità, 9,8% del totale delle imprese commerciali), nel manifatturiero (535 imprese, 9,3% del totale delle imprese manifatturiere), nel turismo (225 unità, 9% del totale) e nell'agricoltura (215 imprese, 3,5% del totale delle imprese di settore). Spunti interessanti infine emergono dall'analisi dei tassi di sopravvivenza delle imprese iscritte negli ultimi tre anni: le percentuali osservabili in provincia di Arezzo non si discostano in maniera sensibile da quelle dei riferimenti toscano e nazionale. Mediamente comunque la sopravvivenza a tre anni si colloca al 63,6%, quella a due anni al 72,5% e quella ad un anno all'80,3%. Volendo semplificare si potrebbe dire che: in tre anni si perde più di una azienda su tre, a due anni più di una su quattro e nel corso del primo anno di attività se ne perdono comunque più di una su cinque.”