Dopo aver gettato via il ripescaggio in Lega Pro è frattura fra società e tifoseria. Quattro striscioni in città, uno anche davanti al Comune

Dopo il clamoroso no al ripescaggio, futuro a rischio per un Arezzo senza una società solida. La delusione dei tifosi

Il presidente Mauro Ferretti

Il presidente Mauro Ferretti

Arezzo 9 agosto 2014 -  LE CONTINUE delusioni, beffe, senza mai una gioia vera per anni, avrebbero allontanato tanta gente di qualsiasi tifoseria, ma nonostante tutto l’estate scorsa ci furono molti abbonamenti, poi la nuova amarezza che sembrava però dovesse tramutarsi in gioia, visto che all’Arezzo era stato offerto il ripescaggio su un piatto d’argento, con la società che si è tirata indietro. Clamorosamente perché il preisdente aveva detto più volte di essere pronto al salto. Tutto questo ha comportato uno scollamento, una frattura fra la tifoseria, la città e la dirigenza. Molti ormai sono indifferenti e questo è l’aspetto più triste, perché significa che ormai l’argomento non interessa nemmeno più. Ma lo zoccolo duro degli sportivi, quello che seguirebbe l’Arezzo anche in terza categoria, giustamente si è stufato di vedere la propria squadra da cinque stagioni in serie D senza un programma vero di rilancio, fra promesse non mantenute. Era l’occasione buona, quella del ripescaggio, per tornare in un campionato professionistico, competitivo. con squadre di valore, espressione di città di un certo rilievo. E invece sarà ancora serie D, un campionato che se non hai una società davvero forte e solida alle spalle, è dura da vincere, perché c’è una sola promozione e con l’abolizione dell’ex C2 diventa più tosto. Presumbilmente nel girone ci saranno club come il nuovo Siena, il Foligno, il Poggibonsi, tutti con ambizioni di primato. Vero che l’Arezzo a livello di squadra pare buono, ma dietro è necessaria una solidità e tranquillità societaria che in questo momento purtroppo non vediamo. Dopo l’esonero di Pagni, manca ancora un direttore generale o sportivo e il clima con cui va a cominciare la stagione, dopo un periodo rovente, è tutt’altro che positivo. In città sono comparsi striscioni, peraltro civili, di protesta dei tifosi. Uno esposto davani al Comune con la scritta: «Il palazzo guarda, il cavallo arranca». Un chiaro riferimento alle istituzioni che dovrebbero prendere più a cuore le sorti del club amaranto. Un altro stadio e in un paio di zone della città a sottolineare che l’Arezzo è un bene comune ma anhe un patrimonio della città. Qui se non arriva qualche dirigente aretino forte e ce ne sarebbero alcuni di spessore (purtroppo finora mai interessati a investire nello sport in generale) o c’è il rischio di un futuro a rischio. Possibile che Arezzo sia ridotta a essere una delle peggiori città d’Italia in fatto di sport ad alto o buon livello? In località dove c’è la crisi anche molto più che da noi, hanno squadre forti fra calcio, basket e pallavolo. Qui una desolazione. 

Intanto lunedì alle 20,30 amichevole a Castiglion Fiorentino contro l'Ichia, formazione di Lega Pro.