"Io, Boschi e Flavio Carboni". Mureddu: Dg Bpel sul tavolo . Il faccendiere conferma

Spunta un altro personaggio enigmatico: "Cercava un direttore generale, feci il nome di Fabio Arpe".Incontro a Roma col faccendiere. E' indagato: dai dossier sequestrati a vaghi legami coi servizi segreti

Flavio Carboni in una foto d’archvio

Flavio Carboni in una foto d’archvio

Arezzo, 16 gennaio 2016 - «Conosco Pierluigi Boschi. Con lui ci siamo incontrati due volte tra luglio e giugno 2014 in un ufficio di via Ludovisi a Roma. E c’era anche Flavio Carboni». Chi parla con La Nazione (l'intervista è nel giornale oggi in edicola e su edicola on line) è Valeriano Mureddu, personaggio misterioso, figlio di un pastore trapiantato a Rignano (abitazione a poca distanza da quella di Tiziano Renzi), oggi residente ad Arezzo.

Conferma anche il discusso e pluricondannato faccendiere sardo:"E' vero, ho messo a disposizione l'ufficio di via Ludovisi, Mureddu è un mio amico, con lui c'è quasi un rapporto da padre a figlio". Carboni è una figura chiave dei misteri italiani degli ultimi quarant'anni: condannato per la ricettazione della borsa del banchiere Roberto Calvi, quella che sparì prima che fosse ritrovato impiccato al ponte londinese dei Frati Neri, processato ma assolto per l'omicidio dello stesso Calvi, condannato per il crac del Banco Ambrosiano insieme a Licio Gelli e Umberto Ortolani, tutt'ora sotto inchiesta per il caso P3.

Mureddu è indagato a Perugia nell’ambito di una frode carosello che ha portato l’Agenzia delle Dogane umbra a perquisire un’azienda aretina dove sono stati sequestrati anche una quarantina di dossier su personaggi e fatti. La frequentazione con Boschi, raccontata ieri da «Libero», la conferma lo stesso Mureddu: «La mia conoscenza con Boschi risale a una decina di anni fa, lui era a capo di una cantina sociale, gli chiesi consigli per la vinificazione. Tra giugno e luglio 2014 gli feci conoscere Flavio Carboni, per me un padre, nel suo ufficio romano, lo stesso del successivo incontro.

Abbiamo parlato anche di Etruria, loro cercavano un direttore generale, io feci il nome di Fabio Arpe». Quanto a Mureddu, è stato seguito anche dalle Fiamme Gialle di Arezzo dopo la seguente segnalazione: si vanta di lavorare per i servizi segreti. Lui non si tira indietro: «Per la verità qualche incarico da loro l’ho avuto».