Il boom dell'industria: domani un'altra foto storica in regalo con La Nazione

Siamo in fondo a via Vittorio Veneto, all'uscita della Gori e Zucchi, tra persone a piedi e auto in movimento: la foto numero 14 che La Nazione offrirà in regalo ai suoi lettori. La foto numero 12; Dopoguerra: la piazzetta; Sotto le macerie della Guerra; La decima foto storica; La nona foto; L'ottava foto; La settima foto; La sesta foto; La quinta foto; La quarta foto: La terza foto; La seconda foto; La prima carrellata; La seconda carrellata; La terza carrellata

L'uscita della Gori e Zucchi

L'uscita della Gori e Zucchi

Arezzo, 1° giugno 2016 - Suona la sirena, i cancelli della UnoAerre si aprono e gli operai sciamano verso via Vittorio Veneto, chi a piedi e chi nelle classiche utilitarie dell'epoca. E' il colpo d'occhio della foto numero 14, quella che sarà distribuita domani gratis con La Nazione.

Quando l’obiettivo di un ignoto fotografo coglie alla metà degli anni ’50 l’immagine di vespisti che è in regalo oggi con La Nazione, gli aretini sono già usciti dalla fase più critica del dopoguerra e si avviano ad essere fra i protagonisti del Miracolo Economico italiano che stupirà il mondo fra la fine del decennio e l’inizio degli anni ’60. La Vespa appunto, il primo sogno di un incipiente benessere, è uno dei simboli di questa fase di lancio.

Poi verranno la 500, la 600 e la motorizzazione di massa, ma (siamo appena un paio di anni prima) le due ruote paiono già un mezzo sufficiente per emanciparsi dall’austerità del periodo della ricostruzione.

I vespisti dello scatto in via Vittorio Veneto erano partiti dal distributore Agip quasi in fondo alla strada (foto 1) che allora era il limite estremo della città. Davanti la Gori e Zucchi, più avanti, dove ora ci sono i quartieri Belvedere e della Sella, l’aperta campagna. Anche la parte alta di via Vittorio Veneto era diversa: al posto del palazzo ex Standa c’era ancora il glorioso Stadio Mancini, il sottopasso era di là da venire.

Cinquanta 1

Fu l’opera della politica di quegli anni, pur caratterizzata da un grave scandalo come quello dell’Ingic. Ma i partiti erano allora pezzi di popolo, la lotta politica era accanita e tutti ne erano coinvolti.

Nella foto 2 vediamo un flash delle elezioni politiche del 1953, via Guido Monaco tappezzata di manifesti. Altri tempi, l’epoca della partecipazione di massa ai grandi eventi dell’agire collettivo.

Cinquanta 2

Nella foto 3 il corteo del primo maggio 1954 in via Guido Monaco, soprattutto in una città di sinistra come Arezzo i sindacati erano un’istituzione imprescindibile. Siamo negli anni della divisione verticale fra le giunte rosse e la Dc che rappresenta la città moderata e cattolica. Inutile dire che il faro di questa seconda Arezzo si chiama Amintore Fanfani.

Cinquanta 3

Il Mezzo Toscano è al culmine del suo potere: nel 1958 è contemporaneamente premier, segretario della Dc e ministro degli esteri. Così potente che nel 1957 al convegno da lui voluto al Teatro Petrarca (foto 4, Fanfani è con l’ex presidente Pella) partecipano nomi come Antono Segni, capo del governo, e Robert Schumann, uno dei padri dell’Europa.

Cinquanta 4

Sono anche anni di grande fermento culturale e persino sportivo. Nel 1956 Mario D’Agata (foto 5) diventa campione del mondo di boxe.

Cinquanta 5

Il geniale pianista Arturo Benedetti Michelangeli (foto 7) tiene in città i suoi corsi.

Cinquanta 7

 

 

nasce il circolo di Villa Guillichini, animato dall’antifranchista Abel Valmitjana (foto 6).

Cinquanta 6

Con lui ci sono il poeta Rafael Alberti e due futuri premi Nobel: Pablo Neruda e Gabriel Garcia Marquez.

di Salvatore Mannino