Arezzo, 25 maggio 2016 - Un'immagine che racconta la tragedia della guerra e insieme lo sfacelo di un capolavoro: il bombardamento della Pieve. E' l'immagine straordinaria dall'archivio del Fotoclub La Chimera che domani vi sarà data gratis insieme a La Nazione.
Se il Mussolini della foto che La Nazione regala oggi, colto nel corso della sua visita a San Giovanni, è già crepuscolare, col volto mesto e la mascella assai poco volitiva, quello ripreso (foto 1) lo stesso giorno (il 29 luglio 1941) in viaggio nelle miniere del bacino lignitifero di Castelnuovo è quasi irriconoscibile. Un Duce torvo, preoccupato, infagottato nella divisa, quasi presago del bivio cui è giunta il conflitto. In aprile i tedeschi lo hanno salvato dalla disfatta in Grecia, in Africa Orientale Rommel impedisce agli italiani di essere ributtati a mare dai britannici: muoiono o finiscono prigionieri anche migliaia di aretini..
La marina inglese ha inflitto due terribili mazzate: la notte di Taranto del novembre 1940 e la battaglia di Capo Matapan, nell’aprile 1941. La guerra parallela dell’Italia è finita, ma i problemi non sono solo militari, il paese scarseggia delle risorse per condurre il conflitto: soldi, armamenti, materie prime.
Ecco perché Mussolini viene in Valdarno: vorrebbe fare della lignite, materiale povero,un succedaneo del carbone o anche trasformarla chimicamente per ricavarne carburante. E’ una battaglia, quella autarchica, che impegna Arezzo come il resto della nazione. Manca la lana, ad esempio, e il Regine mobilita la popolazione quasi per casa. Lo vediamo nella foto 2 e 3.
La prima, anzi, ci fornisce lo scorcio di un quartiere, quello di Poggio del Sole, che proprio il fascismo ha costruito negli anni ’30 dove prima c’erano solo rovine e aperta campagna. I palazzi ripresi ai fianchi del carretto esistono ancora: quello a sinistra era più popolare, destinato al ceto medio impiegatizio, quello a destra è un edificio invece da borghesia abbiente.
Ci sono poi, sempre in zona, i palazzi pubblici, un’autentica acropoli della burocrazia fascista. La sede della prefettura (progettata dal grande Michelucci e inaugurata nel 1940), quella della vecchia questura e il Genio Civile (foto 5), esempio di architettura classico-razionalista tipica del Regime.
Ma gli anni della guerra fino alla catastrofe del 1943 sono fatti anche di scorci di vita quotidiana.
Nella foto 4 vediamo il carretto di un carbonaio in piazza San Michele: nonostante tutto, bisognava pure scaldarsi e mangiare.
Non si ferma neppure lo sport: nella foto 6 vediamo una sfida di atletica leggera del 1941 fra i giovani della Gil di Arezzo e Siena. Lo scenario è quello dello stadio di Campo diMarte. Il conflitto tuttavia si porta dietro incubi ben peggiori, come i bombardamenti.
Spuntano i rifugi antiaerei: nella foto 7 ne vediamo uno sotto la Pieve. Qui non servirà fin dopo l’8 settembre, ma poi diventerà tragica quotidianità.
di Salvatore Mannino