Giro di vite sullo spaccio a Campo di Marte: i carabinieri arrestano all'alba 10 magrebini

I pusher nordafricani, tutti clandestini, si erano divisi le gallerie del maxi-complesso. Inchiesta durata 4 mesi con appostamenti e pedinamenti

Operazione Anti Droga Campo Marte

Operazione Anti Droga Campo Marte

Arezzo, 25 maggio 2016 - Un gigantesco colpo di maglio si è abbattuto all'alba sullo spaccio di droga a Campo di Marte, uno dei punti dolenti del degrado aretino in materia di stupefacenti. I carabinieri hanno arrestato in un colpo solo ben 9 magrebini (tunisini e marocchini che gestivano gli affari sporchi della zona, per il decimo, espulso nei mesi scorsi, è scattata la rogatoria alla magistratura tunisina. Una prima, importante risposta al grido di dolore che ripetetutamente si è alzato da commercianti e abitanti del grande complesso edilizio che un tempo era (ed è ancora) la residenza della buona borghesia aretina ma che con gli anni si è trasformato in una gigantesca "piazza di spaccio", come la definiscono i carabinieri.

Una piazza in cui i nord africani si erano organizzati alla perfezione. Il modus operandi sempre lo stesso, le modiche dosi che scongiurano l'arresto. E poi il confezionamento in "cipolline" termosaldate pronte ad essere inghiottite in caso di arrivo delle forze dell'ordine.

Facce ormai note, già arrestate e condannate in passato e che sono tornate esattamente nella solita piazza.  

Le richieste di custodia cautelare sono state richieste dal Pm Andrea Claudiani e firmate dal Gip Anna Maria Lo Prete. Suggellano mesi di indagine svolte dal carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo, guidato dal colonnello Caturano. E' stata un'inchiesta condotta sul campo con i classici metodi dell'osservazione diretta: appostamenti e pedinamenti che hanno condotto a ricostruire l'intera rete dello spaccio.

In sostanza, stando alla ricostruzione degli investigatori, i pusher si erano divisi il complesso e le sue gallerie (le vie coperte sulle quali si affacciano negozi, portoni di condominio e locali pubblici), in maniera quasi militare: ognuno aveva la sua zona. Erano tutti clandestini e quindi quasi inafferrabili. Infatti i carabinieri ne hanno arrestati alcuni ad Arezzo ed altri fra Pisa e Siena dove si erano rifugiati quando erano stati espulsi o avevano sentito odore di bruciato.