Martedì 23 Aprile 2024

Ginecologo a processo per truffa alla Usl: permessi per assistere la madre ma abitava altrove

L'avvocato ribatte: "Non c'era obbligo di convivenza e l'assistenza era garantita". Già condannato dalla Corte dei Conti per visite private durante i congedi retribuiti SU LA NAZIONE DI OGGI

Un ginecologo durante una visita

Un ginecologo durante una visita

Arezzo, 26 novembre 2014 - E' a processo per truffa aggravata e continuata nei confronti della Usl 8, l'azienda sanitaria aretina. E ieri il dottor Vito Barbagli, medico specialista di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale del Valdarno, si è presentato in Tribunale  per la prima udienza  di un processo che lo accusa di aver raggirato la Asl per un congedo retribuito non dovuto. Aveva chiesto e ottenuto la concessione, in quanto figlio unico e convivente, dei permessi per assistere la madre disabile. La Guardia di Finanza, tuttavia,  ha appurato che il professionista, in realtà, conviveva con la compagna a Montevarchi e non a Pergine con la mamma, come era stato dichiarato.  Nel corso dell’udienza sono sfilati davanti al giudice Gianni Fruganti i testi dell’accusa sostenuta dal Pm Sbragi. Tra loro alcuni medici del reparto valdarnese, compreso il responsabile dell’Unità Operativa Franco Lelli, impiegati della contabilità sanitaria del monoblocco, gli inquirenti delle Fiamme Gialle e alcune pazienti. I fatti risalgono al 2012 e i testimoni hanno ricordato che, in effetti il professionista risiedeva a Montevarchi con moglie e figlio. Un anno che, secondo la difesa, diventerà la discriminante per rigettare l’imputazione. L’avvocato Felice Torzini, legale di fiducia, infatti, ricorda che la normativa era cambiata. «Non è più richiesto l’obbligo di risiedere con la persona da curare. Le agevolazioni vengono concesse anche in mancanza della convivenza purché si provveda a garantire un’assistenza idonea. Fino al 2011 il mio assistito ha abitato a Pergine con sua madre». Tesi opposte: il 10 febbraio sfileranno i testi a difesa. Il ginecologo è già stato giudicato due volte dalla Corte dei Conti e ritenuto responsabile di danno erariale, rispettivamente di circa 33 mila e di oltre 48 mila euro, perché svolgeva attività libero professionale mentre era in congedo retribuito. Per lui era scattata una multa di 3.600 euro.