Garza resta in pancia dopo l'operazione: "Medici e infermieri devono risarcire": la Procura della Corte dei Conti chiede i danni

La donna era dovuta tornare dopo pochi giorni sotto i ferri. L'Asl era già intervenuta rifondendo la paziente

Una sala operatoria

Una sala operatoria

Arezzo, 26 febbraio 2015 - L'avevano operata nel novembre del 2011 per l’asportazione di tuba e ovaia: ma pochi giorni dopo era stata costretta a tornare nel lettino operatorio. Motivo? Nella prima operazione le era rimasta una garza sterile di 45 centimetri per 45 dentro l’addome. Al termine di un’indagine interna l’Usl 8 decise di farsi carico del danno patito dalla paziente, con liquidazione di un importo transattivo di 17.500 euro. Ora la procura della Corte dei Conti richiede il risarcimento, pari a quella cifra pagata dall’Usl, ai due medici Alessandro Arcangioli e Antonio D’Avella e alle due infermiere Paola Fabrizi e Debora Vespa coinvolti in quel primo intervento chirurgico.

La cifra non è da suddividere in parti eguali, secondo il viceprocuratore regionale Acheropita Mondera Oranges. Molto bassa la percentuale richiesta a Vespa, assunta solo un mese prima. Un po’ più alta la cifra che dovrebbe risarcire Fabrizi. La percentuale maggiore è addebitata al chirurgo che operò, e al suo assistente.

Il pm ha sottolineato come ai due medici non avessero dovuto far difetto «il buon senso operativo e professionale». Lla batteria dei difensori ha molto insistito sul rimbalzo delle responsabilità. I legali dei medici hanno rinviato la colpa di quanto avvenne alle infermiere, quelli delle due paramediche hanno fatto l’esatto opposto.

Un reciproco «rimpallo di responsabilità» si era palesato fin dalle indagini, dalle memorie difensive. Il problema è nelle schede, hanno spiegato i difensori dei medici: quella in entrata e quella in uscita, relative agli strumenti impiegati durante ciascun intervento, firmate dalle infermiere. Quella in uscita era sì firmata, ma stranamente bianca. «Il modello sottoscritto da loro non è di competenza dei medici» hanno sintetizzato i difensori dei dottori Arcangioli e D’Avella. Peraltro una infermiera aveva segnalato la mancanza della garza, ma l’allarme era poi rientrato. «No, gli unici responsabili della rimozione di ogni cosa dopo l’intervento, sono e rimangono i medici» gli hanno ribattuto i colleghi attestati sulla sponda infermiere.