Giovedì 18 Aprile 2024

Fecondazione eterologa, qui i primi due casi di gravidanza: centinaia di richieste al centro di Cortona. Due interventi alla settimana

Sono due donne oltre i 40 anni, una di Roma e l'altra di Cosenza. Altre quattro aretine in trepida attesa di una risposta dopo l'impianto. Usati ovociti di donne donatrici, poi fecondati dal seme del marito.

Alcune componenti dell'equipe della Fratta

Alcune componenti dell'equipe della Fratta

Arezzo, 18 dicembre 2014 - L'annuncio è chiaro e non lascia spazi ad equivoci: “Da oltre un mese stiamo procedendo senza ostacoli nella fecondazione eterologa. Altrove l'attività si è sostanzialmente bloccata per le difficoltà a trovare donatori, mentre noi, utilizzando l'egg sharing, abbiamo aggirato il problema”. Lo dice il professor Luca Mencaglia direttore del Pma ospitato all'interno dell'ospedale della Fratta, a Cortona. “Noi utilizziamo ovociti di donatrice che a sua volta ha eseguito la fecondazione omologa. Con il suo consenso anche un'altra donna può tentare di avere un figlio. Con questo tipo di tecnica sarà possibile coprire un importante numero di richieste, ma certamente non tutte. Fatto è - ribadisce Mencaglia - che noi adesso stiamo procedendo al ritmo di due donne fecondate ogni settimana per le quali le possibilità di successo sono pari al 50/60 per cento, più alto di chi si sottopone a omologa perché ha subito la stimolazione della ovulazione. Ad oggi due donne sottoposte a questa tecnica sono già in stato di gravidanza acclarata: sono le prime due in Toscana e quasi sicuramente in Italia”. La Regione Toscana è stata capofila nella battaglia per far tornare in Italia la fecondazione eterologa, dopo la sentenza estiva della Corte Costituzionale. Ci sono però problemi tecnici e legali che impediscono di assicurare un'offerta soddisfacente. Tanto che dopo l'annuncio delle prime fecondazioni, altrove adesso è praticamente tutto fermo. Il problema è avere i gameti femminili. Non ci sono donatrici e l'acquisizione da banche estere dei gameti congelati non è affatto semplice. Da dieci anni, una media di 12.000/15.000 donne “emigrano” dall’Italia verso la Spagna per i cosiddetti viaggi della speranza, pagando di tasca propria i vari tentativi. In Spagna chi dona gli ovociti riceve anche un compenso economico. In Toscana no. Al Centro Pma della Fratta sono conservati ovociti di donne che hanno fatto trattamenti di Pma, quindi potenziali donatrici. “Non cercheremo donatori al di fuori di questo gruppo di persone – sostiene ancora il professor Mencaglia - perché non ha senso fare la stimolazione ormonale a chi non sta cercando di avere un figlio.” Il Centro di Cortona è l’unico in Toscana a raccogliere donazioni di ovociti. Alle donne riceventi vengono impiantati ovociti soprannumerari della prima donna (alla quale per legge possono essere impiantati solo tre ovociti a volta) in forma assolutamente anonima fra le diverse protagoniste. Il tutto gratuitamente per le donne fino a 43 anni (e per un massimo di tre tentativi) e a pagamento per le altre. “Nelle politiche della Asl8 – ha dichiarato il direttore generale Enrico Desideri - nell’ambito di una rete regionale, il centro di Cortona, oggi in convenzione con un privato, diverrà entro l’estate interamente pubblico, ampliato negli spazi e negli obiettivi. Un contributo qualitativo arriverà dall’accordo raggiunto con l’università di Siena e la sua struttura ospedaliera.” A questo proposito Alessandra Renieri, docente di genetica e direttore del laboratorio dell’ateneo senese, ha informato che: “eseguiremo indagini di diagnosi genetica con una biopsia sull’embrione prima che venga impiantato. Ma faremo anche uno screening per valutare lo stato di salute dell’embrione da impiantare. Fra le conoscenze che ci interessano – ha proseguito la professoressa Renieri - oltre alla eventuale presenza di malattie genetiche e il gruppo sanguigno, ci sono anche il colore della pelle, dei capelli e degli occhi”. Si badi bene che le donne che ottengono l’ovocita donato, non potranno assolutamente scegliere. Queste conoscenze saranno utilizzate solo qualora in futuro bambino dovesse trovarsi con una malattia genetica. Dati a quel punto fondamentali per individuare le origini e le cure necessarie. “Coraggio di garantire un servizio fondamentale alle coppie che cercano un figlio – ha sottolineato Marco Menchini dirigente della Regione da sempre impegnato sul fronte della procreazione medicalmente assistita – ma nella politica della Regione anche la volontà di offrire livelli qualitativi di alta gamma,. ​Oggi i nostri centri (22 fra pubblici, convenzionati e privati) lavorano ognuno per i propri obiettivi, domani ci sarà una rete”. Il centro della Fratta è una grande opportunità anche per Cortona. “L’ospedale piccolo – ha detto il sindaco Francesca Basanieri – si rivela ancora una volta capace di dare un valido contributo in specifiche eccellenze. Qui tutto è a misura di persona anche per le coppie che arrivano, la metà delle quali da altre regioni. Qui dentro questo ospedale accogliente, tutto il personale si è messo a disposizione di una eccellenza della quale siamo davvero orgogliosi. Il centro si trova a Cortona dal 2010. Ogni anno garantisce la fecondazione omologa di primo livello a 800 donne (inserimento intracorporeo degli spermatozoi) e a quasi 700 con il più complesso secondo livello dove la fecondazione è estracorporea. Quella, appunto, che tramite la stimolazione fa produrre ovociti, una parte dei quali (soprannumerari) adesso saranno destinati alla fecondazione eterologa. Un ultimo aspetto, assai interessante, soprattutto in questo periodo di crisi economica: gli ovociti donati alla Fratta sono freschi e gratuiti, quelli acquistati nelle banche internazionali, sono congelati e costano poco meno di tremila euro ciascuno. C’è una bella differenza.