Bpel, perquisito Rigotti: con il suo voto silurato Faralli. Contributi, sospetti sui tempi

Determinante per il cambio della guardia con Fornasari. Bancarotta: finanziamenti per 16 milioni, 14 già perdita. Giallo Hevea. Finanza nella casa di Milano

Alberto Rigotti

Alberto Rigotti

Arezzo, 20 luglio 2016 - Un altro colpo di acceleratore per l'inchiesta sulla bancarotta della vecchia Banca Etruria. A Milano è stato perquisito nella sua abitazione e nei suoi uffici il finanziere Alberto Rigotti, già consigliere d'amministrazione della banca a cavallo fra le gestioni Faralli e Fornasari, nonchè destinatario di un provvedidimento di arresto della procura di Cagliari per il fallimento della catena di giornali gratuiti e-polis.

Rigotti nel maggio 2009 espresse il voto decisivo per il cambio della guardia (contrastatissimo) fra l'allora presidente Elio Faralli e il suo successore Giuseppe Fornasari. Il cda era esattamente spaccato a metà, sette contro sette, fu il finanziere di origine trentina che decise l'addio del presidentissimo dell'epoca, schierandosi dalla parte di Fornasari. Il suo voto fra l'altro fu contestatissmo da chi rimase in minoranza perchè si disse che non poteva essere espresso a norma di statuto perchè il consigliere era sovraesposto nei confronti della vecchia Bpel.

Non a caso, le pratiche di finanziamento relative a Rigotti sono incluse nella parte della relazione Santoni (il liquidatore) riguardante il conflitto di interessi. La sua Abm network, società di diritto lussumburghese, ha avuto fra il 2006 e il 2008 finanziamenti finiti in sofferenza per 16 milioni, 14 dei quali già accantonati come perdita. Il fallimento della Abm Network in Lussemburgo risale al 2012.

Ma il capitolo principale dell'inchiesta cui lavora il pool di Pm guidato dal procuratore Roberto Rossi è quello relativo ai finanziamenti ricevuti da Hevea, immobiliare dai contorni nebulosi. Hevea ad Etruria deve quasi 9 milioni, di cui 7,5 accantonati a perdita. Il 2 febbraio 2010 ottiene 6,9 milioni di mutuo con l’istruttoria più breve della storia: appena un giorno lavorativo.

Il 7 maggio 330 mila euro vengono inviati per bonifico su un conto estero di Abm Network e vanno a finanziare l’acquisto di 400 mila azioni Intermedia Spa, la società costituita da Consorte dopo l’uscita da Unipol. Ma la Finanza ha scoperto altri rapporti Hevea-Rigotti (per cifre assai più consistenti) che cominciano, secondo gli accertamenti della Finanza, dal maggio 2009, il mese del cambio della guardia al vertice di Etruria.

L’ipotesi è che molti dei 6,9 milioni siano tornati a Rigotti per sanare le sue esposizioni. Il pool di Pm coordinato dal procuratore Roberto Rossi indaga per capire se ci sia un collegamento fra tali finanziamenti e il voto contro Faralli in Cda. Si ritiene che molti di quei soldi, a partire dal maggio 2009 del voto In cda, siano tornati a Rigotti, che li avrebbe utilizzati per sanare alcune delle sue esposizioni.