Etruria, il pozzo nero di Sanitopoli. E qui il crac Saico di Zucchi-Nicchi

Rigotti, arrestato per bancarotta: fu il suo voto a far cadere Faralli. All'interno: il quadro dettagliato delle sofferenze con nomi e cifre. Parla il nuovo ad Bertola

Angelini

Angelini

Arezzo, 14 dicembre 2105 - E’ LA VORAGINE delle sofferenze ad aver portato Banca Etruria al default con le conseguenze che si è trascinato dietro. E dalla massa dei crediti deteriorati emergono tante storie, alcune riferibili alla provincia di Arezzo, altre del tutto fuori zona.

E’ da qui che vogliamo partire introducendo il tema di uno dei tracolli più importanti capitati in via Calamandrei, ovvero il finanziamento alle cliniche private del gruppo Angelini in Abruzzo. Bpel dà un fido nel febbraio 2006 alla clinica Sanatrix dell’Aquila e un anno più tardi, nel marzo 2007, a Villa Pini di Pescara. Entrambe fanno capo al patron Vincenzo Angelini, controllate dalla finanziaria di famiglia Novafin. Villa Pini e Sanatrix falliscono tra il 2010 e il 2011 nell’ambito di uno scandalo giudiziario scoppiato nel 2008 e che venne battezzato Sanitopoli. Angelini era il grande accusatore di Ottaviano Del Turco, al centro della vicenda dazioni di denaro al politico. Del Turco il 20 novembre scorso è stato condannato in appello a 4 anni e due mesi, pena dimezzata ripetto al primo grado; è stato invece assolto Vincenzo Angelini. Resta peraltro l’azzardo di aver messo a rischio denari in una situazione che si sarebbe di lì a poco rivelata un pozzo nero.

SENZA SPOSTARSI in Abruzzo, anche sul territorio aretino ne sono capitate di cotte e di crude. Quasi 25 milioni, per la precisione 24,5, spariscono nel crac legato al fallimento della Saico e poi di Energia Ambiente, la società che aveva assunto il concordato delle imprese rimaste formalmente attive. Il crollo finale avviene nel 2013 nonostante una serie di progetti di rilancio e soprattutto nonostante la presenza nei ranghi societari di personaggi molto conosciuti in città Nella proprietà c’era infatti la famiglia Zucchi, storico cognome legato all’UnoAerre e al decollo economico di Arezzo nel Dopoguerra. E’ c’era pure, in qualità di socio di minoranza, Paolo Nicchi, esponente politico di primo piano dal Pci fino al Pd, già vicesindaco e al momento del fallimento, nel 2013, alla presidenza della Fiera Antiquaria. Particolarmente attivo nel gruppo Saico anche un altro amministratore di fama, quel Luciano Baielli che ricordiamo anche alla guida di Atam. Saico era una grande azienda nel mercato dei forni di verniciatura, marchio leader a livello internazionale passato dalle stelle alle stalle dopo una gravissima crisi che aveva determinato un fabbisogno di più di 70 milioni di euro per il concordato.

Un altro grande marchio dell’industria aretina è Casprini, a San Giovanni Valdarno. Il fondatore dell’impero, Arduino, è stato sulla cresta dell’onda anche nel mondo sportivo: presidente della Sangiovannese, condusse gli azzurri fino alle soglie della serie B. Se lo portò via, il 26 dicembre 2004 un incidente stradale. E forse cominciarono proprio in quel momento le difficoltà del gruppo, specializzato in origine nel trattamento galvanico delle superfici in metallo e poi allargatosi anche alla produzione di componenti per l’arredamento. La Holding Casprini, ottiene nel novembre 2007 un fido di 17,5 milioni, alla fine il credito bruciato sarà di 9,4, nemmeno tanto rispetto ad altre sofferenze diventate proverbiali.

PRENDIAMO IL CASO della Abm, la società di un imprenditore trentino, Alberto Rigotti, classe 1950. Iniziamo dal fondo: Rigotti nel giugno 2014 venne arrestato dalla Guardia di Finanza di Cagliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta della concessionaria di pubblicità del gruppo editoriale che pubblicava il quotidiano Epolis, crollata sotto il peso di un buco accertato di quasi 15 milioni di euro. Comunque meno dei 16 milioni attinti per Abm dalle casse di Banca Etruria e mai restituiti, dopo un affido di 12,5 milioni del 3 aprile 2007. Personaggio peraltro decisivo, Rigotti, nella recente storia della banca: fu lui, con il suo voto, a far pendere la bilancia dalla parte di Fornasari nella notte della sfiducia a Elio Faralli, defenestrato con 8 voti contro i 7 a suo favore (lui stesso, Soldini, Cirianni, Platania, Inghirami, Grenga, Fazzini). «Rigotti non poteva votare per conflitto di interessi avendo superato il limite di fido», sostennero i faralliani. Ma anche questa è ormai storia. di SERGIO ROSSI I soldi persi di Banca Etruria: ecco la lista nera bis, da Sacci a Caltagirone Chi ha preso i soldi di Banca Etruria. Ecco le sofferenze multimilionarie  BERTOLA: "DECRETO FRETTOLOSO. HA PESATO L'EUROPA"  L'emendamento banche: il fondo sale a 100 milioni con l'arbitrato. C'è l'ok della Ue  AI 4700 BONDISTI DI BPEL 40 MILIONI SU 150 PERSI IDEA ARBITRATO PER GLI OBBLIGAZIONISTI 

 Dindalini: "Banca Etruria non è del Pd, la matrice è altrove" FEDERCONSUMATORI SCATENA L'OFFENSIVA GIUDIZIARIA