"Ero in aeroporto quando è esploso il terrore": un testimone in Turchia

Emanuele Svetti è un architetto, in Turchia per il gruppo Graziella. "Ambulanze e polizia in corsa: poi all'arrivo abbiamo scoperto perché. Ma continuerò a volare e a lavorare"

Emanuele Svetti

Emanuele Svetti

Arezzo, 30 giugno 2016 - Emanuele Svetti, architetto di mestiere, si trovava all’aeroporto di Istanbul al momento dell’attentato a Istanbul, la capitale della Turchia. Svetti era nella capitale turca per conto del gruppo Graziella ed era già all’imbarco quando è scoppiato il caos: «Devo dire che, sul momento, abbiamo visto soltanto passare auto della polizia e ambulanza. Consideriamo che l’aeroporto è molto grande, perciò né io né quelli che erano sull’aereo con me abbiamo compreso che eravamo di fronte a un attentato. Anche perché l’aereo è partito in orario, perciò abbiamo pensato che qualcuno si fosse sentito male e siamo partiti senza preoccupazioni».

All’atterraggio, Svetti capisce che polizia e ambulanze erano lì per una tragedia quasi certamente provocata dalla follia terrorista dell’Isis. «Fa impressione pensare che se fossi arrivato in aeroporto solo un’ora dopo sarei stato coinvolto nell’esplosione. A volte si resta vivi o si muore per semplice casualità».

Eppure, Svetti non ha intenzione di restare prigioniero della paura: «Non dobbiamo darla vinta a chi pensa di fermare il mondo con il terrore. Io continuerò a viaggiare, correre e vivere».