Rivoluzione fiere orafe: verso un polo unico guidato dai giganti Vicenza e Rimini

Cabina di regia comune ma gli eventuali partner fatturano 20 volte di più. Loro si sono accordate per spostare i loro eventi ovunque, noi metteremmo la condizione di lasciare qui i nostri

La mostra dell'oro

La mostra dell'oro

Arezzo, 10 dicembre 2016 - Una cabina di regia unica per le grandi fiere orafe nazionali, una cabina nel cui ambito ricadrebbe anche l’organizzazione delle due manifestazioni aretine del settore: Oro Arezzo in primavera e Gold Italy in autunno. E’ questo l’obiettivo attorno al quale stanno trattando Arezzo Fiere, guidata da Andrea Boldi, e il polo espositivo gigante nato dalla fusione di Rimini (presidente Lorenzo Cagnoni e Vicenza (numero uno Matteo Marzotti) con i romagnoli in posizione preponderante.

In sostanza, la gestione delle Fiere del Palaffari non ricadrebbe più soltanto su Arezzo Fiere ma sarebbe condivisa con il neonato colosso vicentino-riminese, con quest’ultimo ovviamente che avrebbe un ruolo dominante. Lo dicono i numeri: il polo che nasce dalla fusione di Vicenza con Rimini fattura 105 milioni, la società presieduta da Boldi si ferma soltanto a cinque.

Il tutto nell’ambito di un accordo che amplierebbe quello già in essere e garantito dal ministero dello sviluppo economico che lo scorso anno ha sancito una spartizione delle date: Oro Arezzo, spostato a maggio, non ha più alcun evento concomitante a Vicenza, come accadeva in passato. Un’intesa che non copre con un patto di non concorrenza anche Gold Italy, che finora si è svolta senza sovrapposizioni, ma sulla quale non c’è alcuna garanzia scritta. Bene, adesso il ministero spingerebbe per un accordo che vada anche più in là e che preveda appunto un’organizzazione unica per tutti i grandi eventi fieristici dell’oro, come già accade in altri settori, dalla moda all’alimentazione.

Sulla base di alcune indiscrezioni si potrebbe andare anche oltre, con Arezzo Fiere che concede la realizzazione delle due mostre orafe a Rimini e Vicenza, sulla «base del pagamento di un corrispettivo». E qualcuno era addirittura arrivato a ipotizzare una cifra, intorno ai 10 milioni l’anno. Ma fonti vicine al dossier sono più prudenti e parlano appunto di «cabina di regia unica», non di cessione.

Se non altro perchè ci sono anche problemi di marchio: quello di Oro Arezzo appartiene infatti alla Camera di Commercio, che finora lo ha ceduto gratuitamente ad Arezzo Fiere. Ma cosa succederebbe se l’evento dovesse essere organizzato da altri? Chi è addentro alla questione spiega che a questo punto Arezzo, capitale nazionale dell’oro come sede del distretto più importante, ha davanti due scelte: o rinchiudersi in una logica localistica di gestione degli eventi orafi oppure aprirsi a un quadro nazionale, nel quale certo non mancano i rischi.

Il polo vicentino-riminese vale 20 volte quello aretino del palaffari e inevitabilmente i rapporti di forza sarebbero la conseguenza di questi numeri. E’ meglio allora essere piccoli e indipendenti oppure parte di un grande accordo nazionale, sia pure in una posizione di netta minoranza? Al centro dei timori, inutile dirlo, c’è il futuro di Oro Arezzo e Gold Italy. Nel contratto che sancisce la fusione Rimini e Vicenza hanno stabilito che le loro manifestazioni fieristiche possono essere spostate da una città all’altra o anche in luoghi esterni.

Varrebbe, eventualmente, anche per i due appuntamenti aretini? Le solite fonti vicine al dossier spiegano che se trattativa si può concludere, la condicio sine qua non è che porti benefici anche ad Arezzo. Quindi Oro Arezzo e Gold Italy non si toccano e non si spostano. Insieme fatturano 3,8 dei 5,2 milioni di Arezzo Fiere. Come a dire che senza di esse, la società fieristica del Palaffari sarebbe poco più di una scatola vuota.

di Salvatore Mannino