Oro, i giorni dell'ansia: mercato tiepido, paura dazi, nuovi mercati, l'attesa della fiera

Dati fermi all'ultimo trimestre 2016, che pure era stato di crescita. Vendite alla riscoperta degli States ma con il pericolo Trump. Boldi: "L'expo sarà un giro di boa decisivo"

La mostra dell'oro

La mostra dell'oro

Arezzo, 8 aprile 2017 - I soliti patemi. Mai una volta che tutto fili liscio, che l’oro di Arezzo voli nei mercati internazionale, che l’architrave del nostro sistema economico goda finalmente di grande salute. Eppure, nonostante i problemi, il settore non si arrende e si prepara alla grande fiera di maggio con spirito battagliero e voglia di fare business. I timori ci sono e nessuno li nasconde. L’orafo aretino sta col naso all’aria per fiutare i movimenti di Oltreoceano, con l’incubo dei dazi di Trump.

Dice Andrea Boldi, presidente di Arezzo Fiere che è affermato orafo a sua volta: «Può darsi però che nulla succeda, the Donald ha nel mirino i settori dove c’è reciprocità pesante e non a caso ha parlato dei motori. Un’Harley Davidson importata in Europa paga un dazio importante e lui vuole rendere pan per focaccia. Ma sull’oro il dazio c’è già».

Piuttosto, il problema vero potrebbe essere rappresentato dai patti bilaterali che gli Usa hanno intenzione di stipulare con singoli partner e a far paura sono i rumors su un possibile accordo con la Turchia, temibilissimo concorrente.

Gli Stati Uniti, appunto. Perché l’attenzione del mondo orafo è concentrata sul colosso amerciano? Semplice: è in atto ormai da mesi un riposizionamento dal mercato del Medioriente a quelli di Stati Uniti e Hong Kong. Un travaso importante, dovuto agli endemici fattori geopolitici ma anche a ciò che sta avvenendo negli Emirati Arabi, sia in materia di dazi sia, per la prima volta, di una tassazione sul profitto, segnale che anche lì i tempi delle vacche grasse si stanno esaurendo.

Ancora Boldi: «Il mercato è tiepido, confermo il riposizionamento e aggiungo che pure la Turchia sta diventando basilare per il nostro mondo». Quanto all’andamento, è ancora il presidente di Arezzo Fiere che ci supporta: «Vado a spanne perché numeri consolidati non ce ne sono. Ma il primo trimestre 2017 appare sostanzialmente in linea con l’ultimo del 2016 che fece registrare un’importante ripresa, in parte imprevista. Non c’è dunque un ulteriore balzo in avanti, ma siano in vantaggio rispetto al periodo corrispondente dell’anno passato».

Così, insiste Boldi, dovrebbe andare per i primi sei mesi mentre la seconda parte del 2017 è un’incognita. «E la fiera di Arezzo, che arriva dopo quella di Istanbul, è una cartina di tornasole di primaria importanza, dal volume degli ordinativi capiremo l’aria che tira». Il tutto inquadrato nella necessità delle aziende di cambiare rapidamente pelle: riposizionarsi dal Medioriente agli Usa può significare ad esempio sovvertire la produzione. Se negli Emirati andavano oggetti voluminosi e pesanti, il mercato degli Usa vorrà invece cadeau stilosi e leggeri, da 14 carati e non da 18.

Flessibilità, agilità, capacità di stare in rete: questi i requisiti senza i quali non si va avanti. Non basta questo, naturalmente: anche il prezzo dell’oro, che oggi oscilla intorno ai 38 euro a grammi e che nelle ultime settimane è stato oggetto di rapide oscillazioni, è componente basilare. Come il prezzo del dollaro: più il dollaro sale e meglio è per le esportazioni.