Oro, dietro la ripresa mercati a sorpresa: la crisi araba, chi sale, primi segnali Brexit

Hong Kong e Turchia bilanciano perfettamente l'emorragia di Dubai. C'è un primo effetto Brexit, dimezzati i rapporti con il Regno Unito, ma nessun effetto Trump

Parte OroArezzo

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Arezzo, 11 luglio 2017 - Era un soffio, sta diventando almeno un colpo di vento: la ripresa c’è e batte un colpo. Lo batte industria per industria: e il termometro è il monitor dei distretti della Toscana. Uno strumento della direzione studi di Intesa San Paolo per la Cassa di Risparmio di Firenze che misura le esportazioni. E il segnale del primo trimestre, sul quale erano già via via filtrati i primi dati, è chiaro: il vento sta girando. Intanto la pelletteria, che riappare dopo qualche report di difficoltà forse legato alla esatta ubicazione della sede della logistica Prada, prende il volo: un aumento di 34 milioni per un 30% di balzo percentuale. E pelletteria da queste parti significa Prada e il suo mondo.

E l’oro si assesta su un aumento di 21 milioni di valore e un salto percentuale del 5%. Il quadro complessivo conferma che Arezzo resta uno dei grandi motori della Toscana. Se sommi infatti i valori assoluti dei due mondi più importanti ma anche del tessile e abbigliamento arrivi ad un 20% circa del totale delle esportazioni della regione. Tessile e abbigliamento che invertono la rotta: u anno fa aveva segnato, nello stesso trimestre, un crollo del 12%, stavolta sale di quasi il 7 e sette sono anche i milioni di aumento complessivo nel valore delle esportazioni.

Intanto il distretto orafo mantiene ben saldo il secondo posto tra tutti i distretti toscani: tira qualcosa come 453 milioni in un trimestre e aumenta il distacco sul tessile di Prato, che è sull’altro gradino del podio, anche se arretra rispetto al primo posto del gigante fiorentino, pelletteria e calzature. Oro che si conferma con una percentuale di oltre il 13% sul totale degli affari in partenza dalla regione.

E i suoi mercati? Qui il quadro è in continuo movimento. Il fatto nuovo è negativo: si avverte un primo segnale della Brexit: c’è un dimezzamento delle esportazioni verso il Regno Unito, 8 milioni sui quindici complessivi, un campanello d’allarme. Ma che è comunque compensato da altre voci. Perché è vero che la sofferenza con il mondo arabo continua, Dubai in testa: un altro calo di quasi il 25%. 125 milioni di affari in un trimestre, su base annua ci porterebbero intorno a 500 milioni, oltre cento sotto i soliti standard.

Ma in compenso gli Usa resistono: sia direttamente, la flessione del mercato americano è solo 0 e virgola, che indirettamente, attraverso i movimenti che passano dalla Repubblica Dominicana o da Panama. E soprattutto si consolidano i mercati alternativi. In particolare Hong Kong segna un balzo del 20,8%, un aumento in valore assoluto di 20 milioni di euro. E la Turchia sale anche lei del 7%. I numeri hanno una loro logica: i milioni in più che ci arrivano dai due paesi bilanciano quasi perfettamente la perdita che registriamo nel mondo arabo.

L’oro si muove e così si scalda , come i personaggi infreddoliti diMiracolo a Milano. Nessun miracolo, beninteso, solo i segnali di una ripresa che un report alla volta stanno continuando ad arrivare: disegnando un puzzle che forse per la prima volta ha la possibilità concreta di lasciarsi alle spalle il tunnel.

di Salvatore Mannino e Alberto Pierini