Fiere dell'oro, c'è il si della Regione: ingresso aretino nel capitale azionario di Ieg

Il maxi-accordo va verso la trasformazione complessiva non solo degli appuntamenti orafi ma di tutto il polo fieristico. La firma tra Rossi e Cagnone il 6 febbraio

L'oro in vetrina

L'oro in vetrina

Arezzo, 1° febbraio 2017 - Ormai mancano solo i dettagli e le firme. Ma dal vertice fra il governatore Enrico Rossi e il presidente di Ieg, il colosso sorto dalla fusione delle fiere di Rimini (in maggioranza) e Vicenza, Lorenzo Cagnoni, sta per nascere un maxi-accordo, destinato a rivoluzionare non solo le due mostre orafe aretine ma anche Arezzo Fiere e in generale l’intero polo fieristico del Palaffari.

Non solo oro, insomma, ma anche turismo congressuale, convegni e soprattutto l’apertura di un canale diretto, anzi di un’alleanza, fra la Rimini di Cagnoni e l’Arezzo che finora il grande mondo fieristico l’ha visto soltanto di lontano. Detto in breve, l’accordo verbale fra il governatore e deus ex machina di Ieg, nato nella riunione cui hanno partecipato lunedì a Firenze anche l’assessore regionale Stefano Ciuoffo e il presidente di Arezzo Fiere Andrea Boldi, è destinato in pochi giorni a essere tradotto in un protocollo d’intesa che dovrebbe essere firmato il 6 febbraio, alla vigilia dell’assemblea dei soci di Arezzo Fiere che voterà il 7 sul contratto, già pronto, per il passaggio di gestione di Oro Arezzo e Gold Italy.

Se non ci sono intoppi, la Regione darà mandato al proprio rappresentante di dare voto favorevole e fin da maggio (Oro Arezzo) e ottobre (Gold Italy), l’organizzazione sarà trasferita a Ieg. Solo il primo passo, però, di un quadro molto più ampio, perchè il protocollo prevede anche l’ingresso di Arezzo Fiere o di uno dei suoi soci (la stessa Regione o la Camera di Commercio) nel capitale azionario del colosso riminese-vicentino che si appresta a sbarcare in Borsa. Con quale quota (sicuramente di estrema minoranza), si vedrà in seguito.

Il tutto dovrebbe andare a compimento nel giro di un paio di anni, mentre è prevista anche la modifica, come richiesto pure dal Comune, dell’articolo 8 del contratto, quello che prevede la cessione del marchio Oro Arezzo dopo 4 anni, quindi entro il 2021. Dovrebbe saltare ogni automatismo.

In sostanza, con la partecipazione toscana in Ieg andrebbe a perfezionarsi una vera e propria alleanza Rimini-Arezzo, che non si fermerà solo alle due fiere orafe, perle quali pure Cagnoni è convinto che siano destinate a un’espansione ulteriore. Tale da portare Oro Arezzo al livello delle consorelle vicentine di gennaio e di settembre e Gold Italy, l’edizione minore, nata da un paio d’anni, alle dimensioni della mostra maggiore di maggio.

Ma l’aspetto più innovativo è quello relativo alla collaborazione anche nei settori extra-orafi. Rimini è attualmente la capitale del turismo congressuale (per esempio con il Meeting estivo di Cl o anche col convegno del Pd di Renzi dello scorso fine settimana), ma ha il problema di far ruotare gli eventi da un luogo all’altro, come richiedono i partecipanti. Bene, ha detto Cagnoni a Rossi, lui vede una naturale sinergia fra la capitale del turismo romagnolo ed Arezzo.

Se deve decentrare, preferisce puntare su una città con buone strutture ricettive ma non inflazionata che in una capitale del turismo come Firenze, sempre sul punto di esplodere per eccesso di presenze. Sulla carta, dunque, un accordo dalle potenzialità immense, soprattutto per Arezzo che soffre di un Palaffari sovradimensionato rispetto al calendario attuale, e di un turismo che invece è sottodimensionato. Funzionerà anche sul campo? Si parte dalle firme sul protocollo e dal voto sul contratto oro. Appuntamento al 6 e 7 febbraio.

di Salvatore Mannino