Del Tongo, la luce dopo il tunnel: c'è un compratore, trattativa a buon punto

La Sigel di Empoli cala l'asso attesissimo dai dipendenti; e al suo fianco c'è Enrico Municchi. Non tutti gli operai sarebbero ricollocati subito

I lavoratori in assemblea

I lavoratori in assemblea

Arezzo, 17 febbraio 2018 - Poù che uno spiraglio è uno squarcio di sereno che si apre sul cielo della Del Tongo, la storica azienda di Tegoleto dichiarata fallita dal giudice. C’è un gruppo, un gruppo importante, pronto a prendere le redini di un’azienda: si tratta della Sigel di Empoli, sedi operativi in varie parti d’Italia, in Polonia e in Russia. Centocinquanta dipendenti diretti, un’ascesa continua negli anni, un fatturato aumentato anche nel 2017, la Sigel è specializzata nella produzione di componenti in legno e della Del Tongo è stata tradizionale fornitore.

La conferma dell’operazione in atto arriva dal titolare dell’azienda che ha la sede principale ad Empoli in via Tosco Romagnola Sud. Gianpaolo Lastrucci non fa pretattica e prova a illustrare il suo progetto di rilancio dello storico marchio aretino. «Tutto vero, abbiamo avuto anche un incontro informale con il liquidatore e i curatori ed è stato predisposto un piano industriale per salvaguardare il grande patrimonio umano e di know how della Del Tongo».

«Il rapporto con la famiglia viene dalontano, mio padre è legatissimo a Pasquale, della Del Tongo siamo stati fornitori sia quando l’azienda era in ascesa sia nei momenti più difficili. Conosciamo bene la realtà industriale di Arezzo e anche le problematiche nel fare impresa nel nostro settore, essendo la Toscana fuori dai grandi distretti del legno localizzati in Lombardia, nel Triveneto e nelle Marche. Proprio per questo ci siamo strutturati attraverso la fornitura di componenti in legno nei più svariati utilizzi, compreso quello dell’arredamento».

Lastrucci svela che già prima della sentenza di fallimento era stato impostato un programma di collaborazione: «Pensavamo a una forma collaborativa che si concretizzasse nella produzione non solo di cucine ma anche di componenti semilavorate per i settori caravan, navale, arredamento. Ed è questo il piano che abbiamo in mente anche adesso, insieme a un partner aretino da sempre nel comparto come Enrico Municchi».

L’intento, spiega Lastrucci, è che il brand «non finisca in mani distanti, magari a scopo speculativo; ma che resti in Toscana». C’è bisogno, aggiunge, «di passaggi condivisi con le istituzioni e con il territorio nell’obiettivo comune di riportare la Del Tongo sul mercato diversificando la produzione». Nodo occupazione: «A oggi non è ipotizzabile il riassorbimento integrale di 50 dipendenti, ci potremo gradualmente arrivare nel giro di qualche anno se tutto andrà bene. E’ chiaro che non vogliamo disperdere il patrimonio di professionalità e di sapere in possesso di dipendenti, molti dei quali conosco personalmente. Mi auguro di chiudere l’operazione alla svelta, siamo in grado di farlo. Adesso ci incontreremo di nuovo con i liquidatori, poi l’operazione passerà al vaglio del giudice».

Più chiaro Gianpaolo Lastrucci, che aveva avuto contatti con il deputato aretino Marco Donati non poteva essere, la volontà c’è e la disponibilità economica pure. «Speriamo che vada tutto in porto e si creino le condizioni giuste» commenta lo stesso Donati. E dopo l’abisso per la Del Tongo sta per scattare l’ora della risalita.