Arezzo, 17 maggio 2017 - Commercio in sofferenza nella regione. E' il quadro che emerge dai dati di Unioncamere. Sofferenza perfino a fronte di un miglioramento del potere di acquisto delle famiglie, al quale non ha corrisposto almeno nel 2016 un analogo aumento dei consumi: che c'è stato ma su valori decisamente modesti.
E così il quadro generale della Toscana registra una riduzione delle nuove iscrizioni dell'8,3% ed un saldo negativo fra iscritte e cessate di 43 unità. Fra gli specializzati negli ultimi cinque anni crescono alimentari, pelletteria-calzature, elettronica di consumo. Calano tessile e abbigliamento, mobili e articoli per la casa, cartolerie.
Ma sul numero delle aperture recenti qui come altrove aumentano distributori di benzina, tabaccherie, alimentari e farmacie, soffrono la moda, abbigliamento, prodotti per la casa, cartolerie.
E il dato aretino? E' tra le cinque province toscane a segnalare un andamento negativo. All’interno del primo gruppo, l’andamento migliore – sia in termini assoluti che relativi – si registra a Lucca (saldo pari a +105 unità locali, per una variazione del +1,8%) e Grosseto (+55 e +1,5%),seguono ma solo a distanza Firenze (+32 e +0,2%), Pistoia e Livorno. Fra le altre province, infine, le flessioni più significative riguardano Massa Carrara (-25 e -0,8%) e Prato (-24 e -1,0%). Più contenute risultano invece le riduzioni registrate ad Arezzo, Pisa e Siena.
Ad Arezzo il numero delle attività ècalato solo di 15 unità, assestandosi a quota 4428. Mentre il dato nel quinquennio, dal 2012 al 2016, registra un calo più robusto, dell'1,8% contro lo 0,3 su base annuale, e una perdita di quasi 100 attività, uno dei dati peggiori della Toscana. In termini assoluti, Firenze a parte, Arezzo è la quarta piazza toscana in numero di esercizi, dopo Lucca, Livorno e Pisa.