Subordinate Bpel, Consob sapeva dal 30 ottobre 2013

Una lettera degli ispettori di Banca d'Italia che sembra smentire la linea della commissione per la Borsa: informati solo a maggio 2016

Proteste a Banca Etruria

Proteste a Banca Etruria

Arezzo, 28 agosto 2017 - LA LINEA ufficiale di Consob, quella in base alla quale sono state irrogate sanzioni per 2,7 milioni agli ex amministratori di Banca Etruria, è ben nota: abbiamo saputo dei rilievi mossi da Banca d’Italia ai vertici della vecchia Bpel solo a maggio 2016, quando la nuova gestione ci ha inviato le lettere con cui il governatore Ignazio Visco richiamava all’ordine l’istituto aretino. Di conseguenza, la responsabilità dell’emissione e poi della mancata riprofilatura del rischio per le obbligazioni subordinate-scandalo, quelle poi azzerate dal decreto di risoluzione, ricade tutta su chi gestiva la banca che viene pesantemente multato. Per l’organo di vigilanza sulle società e la borsa è tuttavia una trincea sempre più difficile da difendere man mano che vengono alla luce i documenti riservati.

ADESSO, ne spunta un altro, pubblicato in anteprima dalla Stampa, ma che anche La Nazione ha avuto modo di consultare, che consente di anticipare di un mese la data nella quale la Consob sapeva certamente dei problemi di Banca Etruria e quindi della pericolosità delle subordinate: dal 5 dicembre al 30 ottobre 2013. Ben prima dunque del canonico maggio 2016 in cui la commissione presieduta di Vegas dice di aver saputo. Il documento, destinato a entrare certamente fra le carte del filone Consob nelle indagini del pool di procura sul caso Bpel, è una lettera inviata all’organo di vigilanza sulla borsa dagli ispettori che avevano condotto i controlli sulla banca aretina, in primis Emanuele Gatti, l’uomo che aveva portato le carte anche in procura.

IL 30 OTTOBRE, dunque, Gatti e i colleghi si mettono al computer e vergano la comunicazione a Consob, in cui si dà conto dei risultati dell’ispezione (lo spin-off dell’immobiliare Palazzo della Fonte che ha dato origine al processo per ostacolo alla vigilanza poi suggellato dalle assoluzioni) e anche specificamente dell’emissione delle subordinate: si segnalano dunque le anomalie «in sede di emissione, per le negoziazioni sul secondario (il mercato in cui i titoli venivano rivenduti dopo il collocamento) e per le valutazioni ai fini del bilancio».

Le obbligazioni di giugno sono state lanciate con un rendimento di poco inferiore rispetto al Btp di pari durate, quelle di ottobre con un tasso di poco superiore (il 5% contro il 4,4%). «Tale soluzione - scrivono gli ispettori - risponde all’intento dichiarato di fornire alla clientela un rendimento non troppo discosto da quello dei titoli di stato, ritenuti benchmark (punto di riferimento Ndr) per la clientela retail...senza riflettere le variazioni dei fondamentali della banca e quindi del suo stand creditizio». Detto in chiaro, il tasso non teneva conto della situazione finanziaria (pessima) di Etruria. Eppure Consob non mosse un dito per disporre almeno che il rendimento venisse adeguato al rischio. Salvo risvegliarsi a maggio 2016 e stangare in un anno di procedimento gli ex amministratori. Colpevoli di non aver fatto quello che neppure Consob gli aveva chiesto di fare.