Etruria in vendita, Ubi non molla: "Ma i margini sono stretti"

Intanto a Bruxelles il portavoce della commissione non rivela la durata della proroga: buoni motivi per darla ma sul resto non commentiamo

Bertola e Nicastro

Bertola e Nicastro

Arezzo, 4  ottobre 2016 - Gli uffici tecnici di Ubi Banca continuano a lavorare all'ipotesi di un'integrazione con le Good Bank. Dopo il vertice al ministero dell'Economia, si è riunito il consiglio di gestione della Banca lombarda. La trattativa con la Bce continua, anche se, viene sottolineato, i margini sono stretti. Insomma, nessun passo indietro, anche se è difficile poter parlare di passi avanti.

L'incontro a Roma è servito prima di tutto a fare il punto della situazione sulla vendita delle good bank - Banca Etruria, Cassa Marche, Cassa di Chieti e CariFerrara - ma l'auspicio di chi si occupa del dossier è che abbia anche contribuito ad alzare il livello del negoziato. Se, finora, il confronto è stato principalmente fra Ubi (interessata a Banca Etruria, Cassa Marche e Cassa di Chieti) e Francoforte, adesso può crescere il peso del Tesoro, magari con l'intermediazione di Bankitalia.

A quel punto, la contrattazione con l'Eurotower avrebbe come sfondo l'intero parterre di fusioni in ballo in Italia, uno scenario che potrebbe suggerire all'autorità di controllo - che è stata fra le prime ad auspicare integrazione fra istituti - una minore rigidità. Nella vicenda Ubi-Good Bank, lo stallo è legato all'arroccamento delle due parti, con la Banca lombarda che chiede alla Vigilanza il riconoscimento contabile di 1,1 miliardi di badwill, oltre al pieno utilizzo dei crediti fiscali delle 'nuove banchè e alla possibilità di applicare loro il suo modello avanzato di valutazione dei portafogli di crediti. Opzioni che, nel complesso, potrebbero valere qualche centinaio di milioni di euro.

Ci sono poi i nodi costituiti dall'aumento di capitale, con Ubi che non vorrebbe superare i 3-400 milioni di euro, e dai 3,4 miliardi di crediti deteriorati delle quattro good bank. Per questi ultimi, si guarda al Fondo Atlante, ma la questione è tutta da definire. È visto «con prudenza» anche un possibile ruolo dello schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi perché, viene spiegato da diverse fonti, «è opportuno prima capire l'accordo e poi ragionare su nuovi esborsi». Il direttore generale di Banca d'Italia, Salvatore Rossi, ha comunque assicurato che per le Good Bank «ci sono ipotesi e strumenti per trovare una soluzione positiva, diversi dalla liquidazione».

Certo, ha riconosciuto Rossi, si tratta di «una partita complessa» che può incidere sulla «stabilità finanziaria del Paese». Per questo Bankitalia è «attenta a che non vengano ventilate ipotesi di contagio finanziario». Resta il 'giallò dei tempi. La vendita delle quattro Good Bank doveva chiudersi entro il 30 settembre. L'Ue ha concesso una proroga, ma la durata è 'top secret'. Anche il portavoce della commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, non ha voluto rivelarla.

"La Commissione Europea mantiene contatti stretti e costruttivi con le autorità italiane, in particolare per quanto riguarda il prolungamento della scadenza per la vendita delle quattro 'bridge bank'" create a seguito della risoluzione delle quattro banche del centro Italia (Banca Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti). Lo ha detto oggi a Bruxelles il portavoce per la Concorrenza della Commissione europea, Ricardo Cardoso, durante il "briefing" quotidiano dell'Esecutivo comunitario.

"Come abbiamo detto, possiamo vedere buone ragioni per un rinvio, ma non riveliamo la data delle scadenze e quindi non possiamo commentare", ha aggiunto Cardoso, rispondendo a un giornalista italiano che chiedeva quanto la Commissione sia disposta ancora ad aspettare, viste le difficoltà che sta incontrando la vendita delle quattro banche.