Crac Etruria, spuntano altre carte: ecco perché Consob sapeva

La commissione fu tenuta costantemente al corrente da Bankitalia. I documenti dal 2012 in avanti

Proteste a Banca Etruria

Proteste a Banca Etruria

Arezzo, 12 agosto 2017 - E’ UN DOCUMENTO di grande importanza, è la certificazione di come la Consob fosse informata dello stato di crisi di Banca Etruria ben prima del 2016. E automaticamente quel documento diventa l’arma regina in mano agli avvocati dei sanzionati, dei 33 che nei giorni scorsi hanno ricevuto multe per 2,7 milioni. Ed è un documento che Consob aveva acquisito, richiedendo subito informazioni a Via Calamandrei.

La tagliola è la prescrizione, da Consob aggirata sostenendo di aver appreso solo nel maggio 2016, dalla nuova gestione di Etruria, dell’esistenza delle lettere di Bankitalia su una crisi considerata irreversibile, al punto da aver ordinato alla Popolare di convocare un cda che si occupasse dell’aggregazione con un istituto di elevato standing. MA A CONSOB il 5 dicembre 2013 era arrivata dall’Organo di Vigilanza l’informativa nella quale venivano riportate le stesse conclusioni. E che la Commissione sapesse, lo dimostra ulteriormente la richiesta inviata il 20 dicembre a Bpel in cui si chiede «il verbale della riunione del cda del 12 dicembre» insieme alla «nota che verrà trasmessa a Bankitalia contenente le controdeduzioni di codesta banca ai rilievi ispettivi ricevuti dall’Autorità di Vigilanza».

Sapeva dunque Consob che la riprofilatura del rischio delle obbligazioni emesse era a quel punto inderogabile. Tanto più che Bankitalia aveva aggiunto nell’informativa che «entro il termine di 60 giorni dalla riunione del cda, la banca dovrà far pervenire alla Vigilanza una lettera di intenti avevente a oggetto la richiesta operazione di aggregazione; entro il 21 marzo 2014 dovrà essere sottoscritto un accordo vincolante». Andando ancora più indietro nel tempo, Bankitalia il 16 ottobre 2012 trasmette a Consob l’informativa sul riscatto del prestito obbligazionario e sull’aumento di capitale da 100 milioni. Insomma, la Commissione era al corrente passo passo di ciò che succedeva nell’istituto aretino.

SONO QUINDI questi documenti alla base del ricorso contro le sanzioni. Come riporta Repubblica nella sintesi finale della memoria difensiva, attualmente in preparazione, si sosterrà che la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, guidata da Giuseppe Vegas, «aveva piena visibilità dei rilievi di Bankitalia e nonostante ciò non ha ritenuto che essi costituissero fonte di un rischio più grave di quello riportato nei prospetti della clientela». Gli avvocati produrranno anche un ulteriore documento, del gennaio 2014: in quel caso era la stessa Bpel a trasmetteva a Consob, così come richiesto, il verbale del cda che aveva discusso di tutte le osservazioni formulate a dicembre 2013 da Bankitalia.