Azzerati Etruria, parte l'assalto dei risarcimenti verso il gigante Price Waterhouse?

Era il revisore dei dei conti della banca ed è l'unico in questo momento che è in grado di far fronte a richieste di danni per decine di milioni

Manifestazione risparmiatori Banca Etruria

Manifestazione risparmiatori Banca Etruria

Arezzo, 3 novembre 2017 - LA QUESTIONE è semplicissima: come fare per riavere indietro almeno una parte dei soldi perduti con l’azzeramento delle obbligazioni subordinate e delle azioni della vecchia Banca Etruria? Sono decine e decine di milioni (difficile fare i conti precisi perchè ci sono di mezzo i ristori parziali dei bond e gli arbitrati) che ben difficilmente i risparmiatori beffati potranno ottenere, anche in caso di condanna, dagli ex vertici di Bpel.

Intanto perchè si tratta di cifre così elevate che ben difficilmente un singolo privato, per quanto benestante come coloro che guidarono la banca aretina, ha nelle sue disponibilità. E poi a Roma c’è l’azione di responsabilità avviata più o meno contro le stesse persone (in sede penale gli imputati sono 31, nel procedimento civile i chiamati in causa sono invece 37) nella quale il liquidatore Giuseppe Santoni chiede un danno astronomico da 460 milioni. Ed è evidente che nessuno, a meno di essere fra gli uomini più ricchi del mondo, è in grado di far fronte all’una e all’altra grana.

Ecco allora che la richiesta di costituirsi parte civile nell’udienza preliminare per bancarotta diventa per gli azzerati una scelta quasi esclusivamente simbolica, un modo per farsi sentire laddove per la prima volta si discute in sede penale di un crac di dimensioni mai viste, almeno in una città di provincia come Arezzo. Ma i soldi, quelli veri, i risparmiatori traditi dovranno andarseli a cercare da un’altra parte. E’ la strategia alla quale stanno pensando quelli di Federconsumatori, l’associazione che organizza la gran parte di coloro che vogliono entrare nell’aula del Gup Giampiero Borraccia (1500 su 2500): il risarcimento va chiesto a chi ha le risorse per farvi fronte.

DETTO in altre parole, il pensiero di Federconsumatori è ancora recondito ma abbastanza chiaro: chiamare in causa in sede giudiziaria il gigante Price Waterhouse, la società di revisione dei conti che certificava i bilanci di Banca Etruria e che dunque avrebbe avallato i numeri farlocchi di chi di Bpel stava sulla tolda di comando. Non è una strategia originale, perchè su questa strada si è già messo il liquidatore Santoni, che nella sua azione di responsabilità rivendica da Price Waterhouse una cifra monstre che fa quasi il paio con i 460 milioni chiesti agli ex di Etruria: 110 milioni per aver appunto certificato bilanci che secondo l’avvocato romano nascondevano le vere condizioni finanziarie da panico della banca aretina.

I NUMERI di Price dicono che lì i quattrini ci sono veramente. Basterà ricordare che la società di revisione dei conti ha fatturato nel 2015 in tutto il mondo 36 miliardi di dollari e che dà lavoro a 223 mila dipendenti in ben 158 paesi. Dati che ne fanno uno dei quattro giganti (le cosiddette Big four) della revisione dei conti, nonchè la quinta azienda privata degli Stati Uniti. E’ vero che a pagare dovrebbe essere la filiale italiana, ma le dimensioni sempre importanti rimangono. Certo, andare all’assalto di un colosso del genere è sempre un’impresa ardimentosa, se non altro perchè una società così è in grado di pagarsi i migliori avvocati, quelli capaci di studiare le strategie più efficaci per sottrarsi all’assedio giudiziario.

Ecco perchè a Federconsumatori ci stanno pensando bene e non hanno ancora preso nessuna decisione. La tentazione c’è e anche qualcosa di più, ma è un po’ come Davide che parte all’attacco di Golia. I legali dell’associazione, dunque, stanno studiando la pratica con la massima attenzione: ci sono i margini? Nel caso, partirebbe un procedimento civile complementare a quello che si sta svolgendo nell’aula della bancarotta Etruria, anche se le due vicende giudiziarie sono destinate a incrociarsi: un successo in sede penale renderebbe più facile anche quello civile e viceversa.

E le cifre da chiedere da Price Waterhouse? Bè, stanno nelle dimensioni del danno cui i risparmiatori sono stati sottoposti con il decreto di risoluzione: allora si calcolò che fossero andati perduti 370 milioni. Persino per un colosso sarebbero numeri che fanno male. Ma davvero il Davide degli azzerati è pronto a scagliare il sasso contro Golia? Salvatore Mannino